DI RITORNO DALLA TANZANIA




Novembre 2013

Non pensavo che la Tanzania fosse così bella, questo per via della pubblicità che ci rappresenta la Tanzania solo come  “Safari e il mare a Zanzibar”. C’è invece anche un’altra “Tanzania”, quella delle Montagne, dove è possibile effettuare trekking e giri in bicicletta: è la zona dell’Udzungwa Mountains National Park, delle Usambara Mountains, delle Pare e Ulguru Mountains, di Mount Hanang e Mount Longido, del Kilimangiaro; una Tanzania completamente diversa da quella delle savane o delle spiaggie.
Noi volevamo vedere anche questa Tanzania e così il nostro viaggio è stato organizzato con 9 giorni di safari, due giorni di visita alle Usambara Mountains e gli ultimi due giorni di relax al mare, a Pangani il cui nome deriva dall’omonimo fiume che nasce sul Mt. Kilimangiaro e sfocia nell’Oceano Indiano.
I Monti Usambara, situati nella parte nord orientale del Paese sono inclusi tra i 34 hotspot di biodiversità presenti su tutta la terra.
Il nostro viaggio durante il Safari prevedeva che fossero i partecipanti a cucinare i propri pasti, con il gruppo abbiamo però abbiamo deciso che non saremmo stati noi a cucinare, ma che lo avrebbe fatto per noi un cuoco. E la scelta, dopo la lettura di varie relazioni, è caduta su Fransis, un giovane ragazzo veramente bravissimo.

1° giorno:
Con Monica e Maria Pia, due dei dieci partecipanti partiamo da Roma diretti a Instanbul dove ci incontriamo quasi subito con Alessandra, che è partita da Bologna, cerchiamo un posto dove sederci per aspettare gli altri che provengono da Torino e da Milano, da quest’ultima città con due voli diversi; arriva il primo gruppo da Milano: Mauro 1, Elena, e Giovanna; con gli altri abbiamo appuntamento direttamente al gate di partenza per Nairobi, perchè i loro voli sono previsti arrivare un’ora prima della partenza per Nairobi, da dove una volta arrivati con un pulmino passeremo il confine fra Kenia e Tanzania diretti ad Arusha.
Al gate incontriamo Vanessa,  degli altri tre nessuna traccia, provo a chiamare ma il loro telefono è spento, un brivido mi corre lungo la schiena, penso che il loro volo sia in ritardo! Chiedo informazioni agli impiegati del gate e mi confermano che Luigi, Silvia e Mauro2 sono fra i passeggeri che devono partire per Nairobi, ma che il volo da Milano e diritto a Instanbul è in ritardo di due ore, che questa sera non ci sono altri volti per Nairobi e che quindi potranno quindi partire solo domani, non sanno quando.
Dobbiamo imbarcarci, ma io spero ancora di vedere apparire i miei tre compagni di viaggio e così mi imbarco per ultima. Il volo per Nairobi decolla con il gruppo non completo; siamo tutti un po’ dispiaciuti, ma anche molto gasati, il nostro viaggio è iniziato: l’Africa ci aspetta!

2° giorno:
Arriviamo puntuali a Nairobi. E’ notte fonda. Ci sono pochi passeggeri in aeroporto e quindi disbrighiamo le pratiche di rito in poco tempo, ritiriamo i nostri bagagli (tutti presenti per fortuna!) e ci dirigiamo verso l’uscita. Appena usciti dalla zona di arrivo vediamo una persona con un grande cartello con scritto a lettere cubitali: “PATRIZIA – AVVENTURE NEL MONDO”: è l’autista del nostro pulmino prenotato dall’Italia. Lo raggiungiamo, mi presento e presento i miei compagni di viaggio, quindi lo seguiamo fino al pulmino e caricati tutti i bagagli alle 3:20 partiamo per Arusha. Verso le 6:00 siamo alla frontiera del Kenya: passiamo il controllo passaporti e ci dirigiamo alla frontiera della Tanzania, dove ce la sbrighiamo in 15 minuti.
Sono le 6:15, ormai albeggia e noto che il tempo è coperto. Questa cosa mi disturba un po’, siamo a fine ottobre ed è possibile incontrare delle brevi pioggie, ma il primo giorno proprio non lo vorrei. L’umore di tutti è ottimo, non vediamo l’ora di iniziare in nostro primo safari. In pulmino stiliamo una lista dei viveri non deperibili da acquistare e delle altre cose che possono servirci, come si dice? “Chi ha tempo non aspetti tempo”.
Arriviamo ad Arusha all’ufficio del corrispondente locale alle 8:00. Ci sta aspettando, ci presentiamo e gli dico subito del ritardo dei nostri tre compagni di viaggio e che vorrei provare a rintracciarli. Il corrispondente è gentilissimo, mi mette a disposizione il suo telefono, questa volta riesco a mettermi in contatto con Luciano, Silvia e Mauro2, si imbarcheranno solo in serata per Nairobi e quindi arriveranno domani mattina e mi chiedono in che modo penso di incontrarli. Gli dico di darmi modo di organizzarmi ora che so a che ora arriveranno. Si potrebbe restare ad Arusha ad aspettarli, certo la città offre ben poco e poi penalizzerei gli altri partecipanti con questa decisione, i Parchi che dobbiamo visitare sono vicino ad Arusha, quindi penso che tutto sommato potrei rispettare il programma di viaggio e farci raggiungere domani al Lake Manyara National Park organizzando loro  un transfer da Nairobi fino al lago.
Mi informo sui maggiori costi di tale “operazione” ne parlo con il gruppo, tutti sono disposti a spendere qualcosa di più pur di iniziare il viaggio, ora devo avere l’ok da Silvia, Luigi e Mauro2, li richiamo e li metto al corrente della soluzione pensata, anche loro sono d’accordo: oggi noi ci occuperemo della spesa per tutto il gruppo e inizieremo il viaggio come da programma, loro salteranno la visita del Parco in programma per questo pomeriggio e ci incontreremo domani al lago.
Risolta questa situazione ci organizziamo per ottimizzare i tempi: io e il cassiere restiamo con il corrispondente per pagare quanto dovuto, gli altri vanno a fare la spesa divisi in due gruppi: una parte andrà al supermercato per l’acquisto dei viveri a lunga conservazione, un’altra parte andrà con Francis, il nostro cuoco, al mercato per l’acquisto di frutta, verdura e carne.
Prima però ci concediamo il tempo di fare colazione.
Fra una cosa e l’altra si fanno le 12:30 quando io e il cassiere  partiamo per raggiungere il gruppetto che è andato a fare la spesa: li vediamo uscire dal supermercato, sono stati già raggiunti da chi era andato al mercato, carichiamo velocemente gli acquisti sulle nostre jeep e alle 13:00 partiamo per il nostro primo safari!. Ad Arusha c’è tantissimo traffico e per fare i 130 km fino al Tarangire N.P. ci impieghiamo ben due ore!
Lungo la strada costeggiata da piccoli villaggi con capanne e botteghe costruite con tronchi di albero un gran movimento di gente: ragazze giovanissime e donne che camminano trasportando sulla testa bidoni per portare l’acqua, cesti che contengono frutta, bambini piccoli con abiti laceri che giocano fra di loro, anziani che si spostano appoggiandosi al proprio bastone.
Il Tarangire N.P., che prende il nome dal fiume che lo attraversa,  è bellissimo, verdeggiante, tutto punteggiato di baobab, attorno al fiume si trovano estese paludi e pianure alluvionali, e vediamo i primi animali: gazzelle di Grant, gazzelle di Thomson, facilmente riconoscibili per la striscia nera che separa la colorazione più scura del dorso da quella più chiara del ventre, zebre con i loro piccoli, gnu, elefanti con i cuccioli (come sono belli), e poi nascosto fra gli arbusti vicino a un albero un ghepardo, e giraffe con il loro collo lungo e la buffa andatura e infine due leonesse. Come primo game drive non male no?
Finito il safari ci dirigiamo a Mto wa Mbu, in lingua swahili “fiume delle zanzare” (che non abbiamo incontrato) un villaggio Masai dove si trova il campeggio dove monteremo le nostre tende. Francis è già da tempo al campeggio a preparare la nostra cena che si rivelerà non solo abbondante, ma anche ottima. Siamo tutti molto stanchi, ma indugiamo: nessuno di noi riesce a staccare gli occhi dallo scintillio delle stelle in questa nostra prima notte africana.


Il pulmino che ci ha accompagnato dal Kenia alla Tanzania

Mercato

Mercato






3° giorno:
Ci svegliamo con  comodo e dopo una magnifica colazione ci muoviamo per il Lake Manyara NP, che raggiungiamo dopo un breve tragitto.
Lungo la strada incontriamo dei Masai al pascolo con le loro mucche magre con la gobba per la riserva d'acqua.
Il Parco è costituito da una striscia di terra lunga circa 50 km e larga tra i 6 e gli 8 km che include il lago omonimo e si estende fino al ripido versante occidentale della Rift Valley. Il lago  prende il nome dall'Euphorbia a candelabro, pianta enorme e diffusissima in questa parte del mondo, utilizzata  per costruire i tetti delle case i "bomas". Il lago è riserva nazionale dal 1960 ed è stato dichiarato riserva della biosfera nel 1981.
Entriamo nel parco, ed ecco le prime famiglie di babbuini che si spulciano, ma poco piu’ avanti ci vengono incontro giraffe, facoceri, scimmie, dik dik, elefanti............
Anche il paesaggio è molto bello, c'è una folta e varia vegetazione e si può ammirare la scarpata della Rift Valley. Ci fermiamo nell’area di pic nic da cui si ammira il lago per aspettare Mauro 2, Luciano e Silvia con i quali sono in contatto e che stanno arrivando dopo aver passato la notte precedente a Istanbul pagata dalla compagnia aerea e aver preso il volo per Nairobi sempre pagato dalla compagnia aerea (e ci mancherebbe altro!) Attratti dalle briciole che si trovano sul tavolo e sul terreno arrivano degli uccellini con il piumaggio rosso e nero sulla testa, giallo sul collo, nero con puntini bianchi sulle ali e sulla coda, ancora giallo sulla pancina e il becco arancione. Le nostre macchine fotografiche cominciano a scattare, la più scatenata è la macchina di Giovanna, ma quante foto avrà scattato? Quando arrivano i nostri tre “dispersi” tutto il gruppo gli fa grandi feste, sembrano amici di vecchia data e non degli “sconosciuti”. Rientriamo al camp per pranzo e dopo aver smontato le tende, partiamo per Karatu dove pernotteremo. Siamo divisi su due macchine cariche fino all’inverosimile di vettovaglie e come se non bastasse ci fermiamo in un negozietto a comprare oltre all’acqua, uova, curry, domopack e pellicola trasparente, tutte cose che servono a Francis, per le nostre colazioni, pranzi e cene. Arriviamo al camp, ci siamo solo noi, è un campeggio veramente spartano, ne siamo felicissimi, siamo circondati dalla natura! Dopo aver montato le tende, mentre Francis cucina per noi chiediamo agli autisti di accompagnarci a vedere il lago lago Eyasy, detto anche Njarasa.
Dato che la stagione delle piogge deve ancora cominciare troviamo pochissima acqua, ma arriviamo lì al tramonto, i colori sono bellissimi, ci sono tanti uccelli, non riusciamo a capire quali,  battiamo tutti le mani per farli volare e quando si alzano in volo scoppiamo a ridere. Sembriamo un mucchio di bambini in gita scolastica. Oggi è il compleanno di Alessandra, ho preavvertito il gruppo e a un mio cenno  intoniamo “Tanti auguri a te” inutile dire che  Alessandra si commuove.
Torniamo al camping, mentre Alessadra è in tenda mi faccio aiutare a mettere il festone di Buon Compleanno nell’area coperta dove ceneremo alla luce delle torce perché non c’è corrente elettrica, si è alzato il vento, e il festone ondeggia, ma resiste!
Passiamo una bellissima serata.















4° giorno:
Ci siamo spinti fino a questa zona torrida e secca in quanto è qui che vive la popolazione hadzabe, conosciuta anche con i nomi di Hadzapi o Tindiga, che si ritiene viva qui da circa 10.000 anni e che sembra rappresenti uno dei più antichi popoli, forse gli antenati di tutta l’umanità.
Questa popolazione, che noi chiamiamo Bushmen, segue ancora lo stile di vita dei suoi antenati, stile di vita basato su caccia e raccolta di frutta e radici spontanee, il loro modo di comunicare è fatto di schiocchi e fischi (un tipo di linguaggio particolarmente indicato nella caccia per far si che gli animali non si insospettiscano della presenza umana) e vogliamo condividere con loro un po’ di tempo.
Quando arriviamo li troviamo seduti intorno al fuoco, sulle spalle indossano le pellicce degli animali uccisi durante la caccia, si stanno passando una pipa fatta di legno che offrono anche a noi.
Comunichiamo a gesti, camminiamo con loro nel bush: cercheranno di cacciare qualcosa; con arco e frecce;  siamo fortunati perché riescono a uccidere una gallinella che cuoceranno su del fuoco acceso al momento sfregando fra di loro dei bastoncini di legno, quando appare la scintilla ci avvicinano della paglia secca per catturarla, quindi vi soffiano sopra gentilmente affinché prenda fuoco e quindi con questo accendono i legnetti per fare il fuoco su cui cuoceranno la gallinella; la assaggiamo e vi devo confessare che è veramente buona. Ci fermiamo in tutto 3 ore, poi andiamo a visitare una famiglia della tribù Ttaturu, chiamati anche Mang’ati per vedere il loro modo di vivere. La loro capanna è una tipica capanna africana, costruita con rami e sterco e il tetto in paglia, l’interno è spoglio: paglia per terra come giaciglio, una grande pietra su cui viene macinata, a mano, la farina, zucche svuotate come contenitori per l’acqua. Per i visitatori le donne preparano delle collanine di perline, che ovviamente compriamo. Ci sono anche tanti bambini che ricevono le nostre coccole.
La giornata di oggi è tranquilla, poco prima di pranzo rientriamo al campeggio, pranziamo, carichiamo tende e bagagli . sulle jeep e partiamo ripercorrendo la strada fatta ieri, cioè ripassando per Karatu, nel primo pomeriggio siamo al campeggio dove passeremo la notte, montiamo le tende e approfittiamo del pomeriggio libero per lavarci qualcosa. Francis ci ha preparato un’ottima cena: quiche lorraine, crepes salate e verdura.





Bushmen






5° giorno:
Sveglia presto, assonnati smontiamo le tende e carichiamo tutto sulle jeep mentre Francis ci prepara la colazione; qualcuno ha bisogno di cambiare i soldi in banca e quindi si fa accompagnare a Karatu. Il Ngorongoro ci aspetta. Ci impieghiamo  30 minuti raggiungiamo il main gate del Ngorongoro. Jeffry, il nostro driver e capo driver, parcheggia e ci suggerisce di scendere, la procedura per avere il permesso di entrare sarà un pò lunga perchè ci sono molti turisti.
Il cratere di Ngorongoro è una caldera vulcanica situata nella pianura di Serengeti, si trova a 2200 metri sul livello del mare, misura oltre 16 chilometri di diametro e occupa in totale un'area di circa 265 chilometri quadrati. Si tratta della più grande caldera intatta del mondo.
Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: il nostro driver ci ha detto che ci sono più di 25.000 animali di grossa taglia, non pensate però di trovare nel Ngorongoro giraffe e impala, non vivono qui.
Fatti i bigletti di ingresso ripartiamo e arriviamo al camp site, il campeggio grandissimo e non c’è nessuno; montiamo le tende, sparpagliandoci un po’ e quindi partiamo per il cratere con il lunch box che  Francis di ha preparato: Staremo solo oggi al Ngorongoro e vogliamo goderci tutta la giornata.  Il tempo è splendido!
Il paesaggio è arido, la poca erba rimasta è bruciata dal sole, vediamo le prime gazzelle, branchi di zebre e di gnu che, ci spiega Jeffry sono amici per la pelle (il branco è sempre composto da zebre e gnu) perché si proteggono a vicenda in caso di pericolo, percorriamo alcune piste sterrate fino ad arrivare a un lago sulle cui rive, addormentato, sua maestà il leone. Continuiamo il game drive incontrando tantissimi animali e ci fermiamo a un secondo lago, pieno di ippopotami, per consumare il nostro pasto. Il tempo è splendido e c’è una pace qui.
Rientriamo al camp site verso le 18:00 e...lo troviamo pieno zeppo di tende tanto quasi da non ritrovare le nostre.
Francis ha occupato uno dei tavoli dove potessimo cenare, ma, non essendoci sedie mangiamo seduti per terra. Facciamo due chiacchiere, ma è freddo, sarà la notte più fredda di tutto il viaggio, e decidiamo di andare a dormire.















6° giorno:
Il cielo comincia a tingersi dei colori dell’alba, il sole deve ancora sorgere e noi siamo già in piedi: dobbiamo partire presto, ma quando comincia a spuntare il sole siamo tutti pronti con le nostre macchine fotografiche per immortalare i magnifici colori che questa alba ci sta regalando. Le tende sono già smontate e i bagagli pronti, facciamo colazione in piedi, fa freddo, abbiamo anche i berretti di lana in testa, ma l’alba che abbiamo visto ci ha scaldato il cuore. Alle 7:10 partiamo direzione Serengeti dove passeremo tre notti. Il Serengeti National Park è una delle più importanti aree naturali protette dell'Africa orientale. Ha una superficie di 14.763 km²ed è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1981. Il parco rappresenta una delle principali attrazioni turistiche della Tanzania, e la più importante di un sistema di quattro aree naturali protette detto "Northern Safari Circuit", che include anche il parco nazionale del lago Manyara, il parco nazionale del Tarangire, il parco nazionale di Arusha e la riserva naturale di Ngorongoro. Il nome del parco, nella lingua delle popolazioni Masai locali, significa "pianura sconfinata". Ed è proprio una pianura sconfinata!
Lungo il percorso ci fermiamo per foto di gruppo e non solo: il paesaggio è bellissimo.
Arriviamo al gate del Serengeti che sono le 9:30 passate, nell'attesa che Jeffry sbrighi le formalità del check per entrare nell’area protetta, su suo consiglio, saliamo su una collinetta da cui si gode il panorama spettacolare della piana del Serengeti. Che meraviglia! Ci vogliono ben 40 minuti per sbrigare le pratiche di ingresso tanta fila c’è! Riusciamo a entrare alle 10:30, andiamo al camp, montiamo le tende mentre Francis prepara un pranzo veloce che consumiamo alle 13:00 e alle 15:30 partiamo per il game drive. E' un game drive molto fortunato perché vediamo di tutto, questa è la stagione dell’accoppiamento dei leoni e qui nel parco incontriamo diverse coppie di leoni e di leonesse che passeggiano o sono pigramente sdraiati vicini sotto l’ombra di un albero. I nostri drivers sono molto esperti, sanno dove trovare gli animali e ci portano in una zona dove ben 8 leonesse si stanno abbeverando a una pozza di acqua.
Per le 18.30 siamo al camp site, e alle 19.00 ceniamo, seduti attorno a graziosi tavolini in pietra. Andiamo a letto presto, perché domani la sveglia è alle 5.30.


Alba

 



7° giorno:
Anche oggi sveglia presto, gli animali si vedono la mattina, una buona colazione e via, alle 7:00 partiamo  per il game drive, anche questo molto bello: sotto un albero vediamo un leopardo, sembra un gattone, restiamo a osservarlo mentre con la lingua si pulisce il pelo; proseguiamo e le foto che scattiamo sono tantissime, come si fa a non fotografare zebre, gnu, elefanti, noi stessi? E poi troviamo di nuovo i leoni, stanno mangiando una  zebra, vediamo il leone che le strappa la carne, accanto a lui due leonesse, satolle, la bocca sporca di sangue. Torniamo al campo verso le 12:00, fa molto caldo e in queste ore è necessario riposarsi, anche gli animali non si vedrebbero. Pranziamo, chiacchieriamo, Maria Pia ci prepara il caffè (ha portato la caffettiera, il caffè e il fornellino da campeggio dall’Italia), qualcuno di addormenta. Alle 15:00 partiamo per un nuovo game drive: ancora tantissimi animali, stiamo osservando un branco di zebre che si abbeverano quando la radio trasmittente di Jeffry emette un suono, Jeffry risponde parlando in swahili, appena finisce di parlare ci dice di sederci e parte. Gli chiedo cosa sia successo e lui mi risponde: “vedrai”. Sono un pò perplessa. Pochissimi chilometri e arriviamo in un’area dove vi è un’altra jeep, Jeffry si ferma, notiamo che i turisti dell’altra jeep stanno con le macchine fotografiche puntate verso i rami di un maestoso albero. “Jeffry”, chiedo “ci hai portato qui a vedere un albero?” Jeffry fa un sorrisetto e mi risponde: “guarda”, alziamo gli occhi verso i rami e lì appoggiato un magnifico esemplare di leopardo. Click, click. click, iniziano a parlare le nostre macchine fotografiche. Non so quanto restiamo, tanto, siamo ipnotizzati.
Ritorniamo al camp alle 18:00 entusiasti per quello che abbiamo visto. Ancora una ottima cena preparata da Francis, due chiacchiere e tutti a dormire.















8° giorno:
La proposta di Jeffry, era di fare ancora un game drive in zona Serenora, tornare al camp per pranzo e poi partire per Lobo, ma sapevo che la zona di Lobo presenta un paesaggio completamento diverso da quello di Seronera e così ieri sera siamo rimasti d’accordo che  questa mattina saremmo partiti presto per essere al Lobo camp prima di pranzo, avere il tempo di montare le tende, pranzare e fare anche un game drive  pomeridiano.
Partiamo presto, lungo il tragitto continuiamo a vedere tantissimi animali, e continuiamo a scattare foto, il paesaggio inizia a cambiare, ci sono molte formazioni rocciose che ci affascinano. Arriviamo al camp alle 11:00, cominciamo a montare le tende mentre Francis prepara il pranzo, un babbuino mi ruba la busta con il sacco a pelo dentro, Maria Pia se ne accorge e mi avverte, io corro dietro al babbuino che molla la presa, ma è arrabbiato, mi mostra i denti e io li mostro a lui, ma ripreso il mio sacco a pelo me la do a gambe levate. Hai visto mai che ci ripensi?
Il posto è veramente selvaggio:il camp si trova su una sorta di altopiano e sotto di noi si stende la savana. Poco importa che non c’è acqua calda nelle docce! Siamo solo noi immersi in questo magnifico paesaggio.
L’unico locale è una grande cucina, senza corrente elettrica dove questa sera ceneremo alla luce delle torce.
Dopo pranzo partiamo per un il game drive , lungo la strada ancora tantissimi animali e leoni che consumano il loro pasto (una zebra), ci fermiamo in un posto dove ci portano gli autisti da cui si domina tutta la savana. Ci dicono che qui possiamo scendere dalla jeep e scendono con noi Che meraviglia! Il cuore si riempie di questo splendido paesaggio. Ritorniamo al camp per le 18:00 e fra una chiacchiera e l’altra aspettiamo la cena che faremo in cucina.



9° giorno:
Sveglia prestissimo, assistiamo a un’altra bellissima alba; partiamo, con la colazione fatta, alle 7:00 precise, lungo la strada, o meglo la pista, ci fermiamo pochissime volte per qualche foto particolare in quanto oggi dobbiamo fare tantissima strada.
La seconda macchina buca una ruota, i due autisti sono in continuo contatto, quindi ci fermiamo ad aspettarli e nel giro di 30 minuti ci raggiungono. Passiamo per Wasso dove di fermiamo circa 30 minuti per fare ancora un pochina di spesa. Il mercato è coloratissimo: il rosso dei pomodori, il verde dei peperoni e dei cetrioli, l’arancione delle carote e delle arance.....e i colori delle vesti della popolazione locali.
Lungo la strada sterrata tantissima gente che cammina, ma quanto camminano gli africani?, sembra che la loro casa sia la strada: bambini che giocano e quando ci vedono passare smettono il gioco, corrono in direzione delle nostre macchine, ci sorridono e ci salutano con un cenno della mano.
Alle 14:00 siamo al Natron, nella Rift valley. Montiamo le tende al bellissimo campeggio Ol Donyio Lengai, che è in una posizione magnifica tra il lago Natron e il vulcano Ol Donyo Lengai l'unico vulcano ancora attivo in Africa e montagna sacra per la tribù Masai.  Francis, previdente, aveva già preparato un’insalata di pasta che mangiamo sotto una tettoia di canne dove c’è un baretto che vende birra e dove sono sistemati due tavoli.
Mentre mangiamo arriva il gruppo in moto di AnM Tanzania off road, che bello deve essere girare questo paese in Moto!
Dopo pranzo alcuni si mettono a chiacchierare, altri schiacciano un pisolino, il posto è veramente rilassante!
In 5 si decide di andare a fare il trekking alla cascata Ngare Sero. Per arrivare alla cascata si passa attraverso un canyon molto bello, arrivati alla cascata abbiamo fatto il bagno, è stato molto divertente e liberatorio, vista la polvere che avevamo accumulato. Rientriamo in campeggio alle 17.30, doccia e relax prima di cena.
Domani mattina andremo a vedere il lago Natron all’alba.
E’ l’ultima sera di Safari e decidiamo di consolarci comprando e mangiando un capretto che Francis ci cucina alla brace, avendoci già servito la zuppa, il riso con verdure e accompagnando il capretto con patatine fritte......La nostra ultima notte in tenda sotto questo magnifico cielo africano.













10° giorno:
Alle 5 partiamo con le jeep per il lago Natron che raggiungiamo  in pochi minuti. Lo spettacolo che si presenta davanti a noi è bellissimo, il lago è pieno di fenicotteri, e la luce dell’alba conferisce a tutto il paesaggio qualcosa di magico. Restiamo qui per un po' a scattare foto, a guardarci intorno affinché ogni cosa che stiamo vedendo resti fissa nei nostri ricordi e nei nostri cuori. La particolarità di questo lago è che è l’unica zona di riproduzione per circa due milioni e mezzo di fenicotteri minori, una specie presente solo in Africa e minacciata di estinzione. Il lago Natron è un lago di soda con un’alcalinità estrema, in quanto una parte delle sue acque filtra attraverso le colate laviche del vicino vulcano Ol Doinyo Lengai e questo crea un ambiente ottimale per la nidificazione dei fenicotteri che qui sono al sicuro dai predatori durante il periodo della riproduzione . Il lago raggiunge a malapena i tre metri di profondità e varia in ampiezza a seconda del livello di riempimento del proprio invaso. Il suo colore caratteristico è un rosso scuro e profondo con striature biancastre superficiali dovute all'accumulo di sodio, una particolarità comune a quel tipo di laghi in cui si verificano intensi cicli di evaporazione.
Sulle sponde di questo lago sono state girate, nel 2008, le riprese del documentario naturalistico “Il Mistero dei Fenicotteri Rosi” della Disneynature.
Torniamo al camp dove facciamo colazione, smontiamo le tende, i Masai ci caricano tutto sulle jeep e verso le 9:00 partiamo per Arusha.
La “strada” che percorriamo è terribile,. anzi a un certo punto scompare proprio e non so come gli autisti si siano potuti orientare in questo posto. Sono veramente bravi e professionali.
Vediamo villaggi masai, donne accovacciate a lavare i panni lungo un piccolo ruscello, bambini con le loro divise che vanno a scuola, ma quanto dista la scuola?
Siamo nei  pressi del villaggio masai Mto wa mbu, è finito lo sterrato e di nuovo davanti a noi una strada asfaltata..nooooo! I nostri giorni di safari sono finiti, sosta di 10 minuti a una stazione di servizio per riempire i serbatoi delle macchine e per comprare qualcosa di fresco da bere e ripartiamo.
E’ quasi ora di pranzo, verso le 13:00 ci fermiamo di fronte a un lungo edificio con una facciata dipinta di un rosso vivace, c’è anche una palma dipinta sulla facciata e di fronte all’edificio ci sono dei tavoli con delle sedie intorno, è l’Azoto pub. Entriamo, l’interno più che a un pub somiglia a una discoteca, compriamo da bere e ci sediamo alle sedie che abbiamo visto fuori per consumare l’insalata di pasta che Francis (quanto mi mancherà la sua cucina) ha cucinato questa mattina per noi. Siamo tutti silenziosi, mesti, dobbiamo salutare in nostri drivers e Francis. Stiamo fermi circa 1 ora quindi ripartiamo e lungo passiamo davanti a una località dove si sta svolgendo un mercato Masai e ci fermiamo 10 minuti per scattare qualche foto. Arriviamo all'hotel di Arusha alle 16:30, scarichiamo i bagagli, salutiamo in nostri drivers e Francis con la promessa di risentirci tramite FB (e infatti Francis è amico tramite FB di tutti i gruppi che hanno la fortuna di conoscerlo), distribuisco le chiavi delle camere e ci diamo appuntamento alle 19:30  per andare a cena. Meno male che ceniamo benissimo, tutta carne alla griglia, almeno non rimpiangiamo la cucina del nostro cuoco. Facciamo appena in tempo a rientrare in hotel che comincia a piovere.
Domani dobbiamo alzarci all’alba per prendere il bus locale che ci porterà a Lushoto.
Io e Luciano nonostante la levataccia che dovremo fare anche domani chiudiamo i conti di cassa in quanto Elena, Vanessa e Monica questa sera hanno deciso di andare direttamente a Pangani e prima di cena hanno comprato i biglietti per il bus locale da Arusha a Pangani, dopo aver verificato la disponibilità di un cottage per due notti in più presso la struttura dove abbiamo deciso di andare.










11° giorno:
Elena, Vanessa e Monica partono mezz’ora prima di noi, come noi si fanno accompagnare dal pulmino dell’hotel al punto di partenza dei bus pubblici.
In hotel ieri sera ho chiesto la colazione al sacco, visto che la colazione era compresa nel costo della notte, prima di uscire la ritiriamo, arriviamo alla piazza dove dobbiamo prendere il nostro bus, quanta gente e quanti bus. Il bus sarebbe anche  confortevole, i posti sono numerati, ma sale tanta di quella gente che sembra di essere nella metropolitana di una qualsiasi città occidentale nell’ora di punta Durante il tragitto, con molta fortuna riusciamo a vedere il Kilimagiaro, seppure non così nitidamente ci dà una grande emozione. Lungo la strada che percorriamo scorre davanti a noi la vita della popolazione locale. Il bus ogni tanto si ferma per far salire e scendere i passeggeri, a uno di questi stop noto una ragazza, che per strada, si sta facendo mettere lo smalto ai piedi da quella che sembrerebbe essere un’estetista. Durante queste soste si avvicinano ai finestrini del pullman delle donne per vendere la loro merce, per lo più cose da mangiare.
Il tempo si guasta, cominicia a piovere, il primo tratto di strada è buono, tutto asfaltato, poi c’è strada sterrata, iniziamo a salire, il paesaggio cambia, non è prevista nessuna sosta per andare in bagno, ma dopo tante ore di viaggio qualcuna di noi deve proprio e così rusciamo a convincere l’adetto ai biglietti a farci scendere un attimo.
Arriviamo a Lushoto intorno alle 13:00 nessuno ti dice che ci sei arrivato, devi stare attento tu, vediamo per strada il driver del Muller’s lodge che ci è venuto a prendere, lo riconosciamo per via del cartello con scritto, anche questa volta a lettere cubitali: “PATRIZIA, AVVENTURE NEL MONDO”.
Percorriamo un lungo tratto di strada sterrata e in salita e alla fine arriviamo a questa sorta di paradiso terrestre.
Purtroppo piove e Alessandra non si sente bene.
Ci fanno accomodare in una stanza/salotto e ci portano dei pezzi di torta, appena fuori della stanza c’è un tavolo dove possiamo servirci di tea o caffè.
Così rifocillati e riscaldati andiamo a prendere i nostri lodge, sono veramente belli: hanno persino il camino. Passiamo il pomeriggio a fare chiacchiere perchè non smette di piovere, speriamo che domani il tempo sia migliore per fare il trekking all’Irente view point.
Andiamo a cena alle 19:30. Cena ottima.

Kilimangiaro

Cottage alle Usumbara mountains

Paesaggio 

Interno del cottage

Interno del cottage

12° giorno:
Sveglia con calma, colazione alle 8.00. Il tempo è brutto e minaccia pioggia quindi decidiamo di non fare il trekking all’Irente view point. Propongo di fare un breve  trekking fino a una cascata (ci sono molti trekking da fare in zona) accettano la mia proposta solo Silvia e Luciano, gli altri preferiscono restare al lodge.
Decidiamo di farci accompagnare da una guida locale: la passeggiata è bella, purtroppo inizia a piovere, ma moi continuiamo, passiamo davanti a un piccolo villaggio e a campi coltivati, superiamo un ruscello passando sopra ad assi di legno, inzia purtroppo a piovere, ci infiliamo le mantelle e continuiamo; vediamo delle strane foglie con delle spine; la guida ci spiega che si chiamano le foglie di Giuda e ci fa vedere che le spine non sono solo sulla parte superiore della foglia, ma anche su quella inferiore, lungo il sentiero che stiamo percorrendo incontriamo dei granchi di acqua dolce e vediamo una distesa di calle, bellissime. Si avvicinano dei bambini, a piedi nudi, fradici per la pioggia che cade ci offrono delle calle che noi acquistiamo. Arriviamo infine alla nostra meta una cascata che forma un laghetto, il paesaggio è veramente bello. Torniamo al lodge percorrendo una strada diversa rispetto a quella dalla quale siamo arrivati, la pioggia che continua a cadere non offusca i colori che ci circondano: il verde degli abeti, il rosso e il viola e il giallo dei fiori; arriviamo al lodge verso l’ora di pranzo e ci serviamo subito un bel tea caldo facendoci portare del dolce.
Anche il resto del gruppo sta usufruendo del tea e del caffè che sono sempre a disposizione, gli raccontiamo quello che abbiamo vista e restiamo d’accordo di vederci nel lodge dove sta Alessandra per passare il pomeriggio insieme. Vado a cambiarmi e a riposare un pochino nel mio lodge e....accendo la legna che è nel caminetto.




Paesaggio 










13° giorno:
Alle 7:30 ci vediamo a colazione, il tempo quando partiamo è bellissimo.
Essendo solo in 8 siamo tutti in una macchina che ci porterà fino ai nostri cottage a Pangani, il paesaggio che scorre davanti a noi ci affascina e così facciamo qualche sosta per scattare delle foto: montagne lungo la cui parete scorre l’acqua di cascate che vanno a formare dei ruscelli, alberi maestosi con piccole foglie verdi e grandi fiori viola.......verso le 11 comincia a piovere, che strazio!.
Comunque arriviamo tranquillamente a Pangani, il ferry che attraversa il tratto di oceano indiano che si insinua nella costa sta per partire, il nostro autista fa i biglietti, i viaggiatori non possono stare in macchina e quindi saliamo a piedi sul ferry, pochi minuti e siamo sull’altra riva. Nel frattempo è tornato il sole, anche se il cielo è ancora coperto di nuvole.
Dal ferry ai cottage sono 17 km di sterrato!
Arriviamo che sono circa le 13:30, siamo accolti a braccia aperte da Monica, Vanessa ed Elena .....due giorni di relax al mare. Il tempo non è un gran che, ma non importa.
Questa sera per cena pesce alla griglia!



Ferry boat



Lungo la strada



Cottage

Tramonto

Cena

14° giorno:
Sveglia con comodo e colazione.
Anche oggi non è una giornata completamente serena, ma il sole picchia, sfumata la gita alla vicina riserva marina di Maziwe in 5 (io, Silvia, Luciano, Alessandra e Maria Pia) decidiamo di arrivare a piedi a Pangani, cioè di percorrere i 17 km di sterrato che abbiamo fatto ieri venendo qui in macchina. Lungo la strada vediamo casupole, donne che stendono il loro coloratissimo bucato circandate da gallinelle, caprette al pascolo, piantaggioni di banane, e tanti, tantissimi bambini che giocano.
Per fortuna che ogni tanto il sole viene coperto da qualche nuvola perchè picchia forte.
Non so quanto ci impieghiamo, abbiamo deciso di arrivare senza fretta.
Per essere sincera per l’ultimo Km mi viene offerto da un locale un passaggio in moto che accetto volentieri. Scendo all’altezza del molo per aspettare gli altri e mi bevo una coca cola fresca.
Quando siamo tutti prendiamo il ferry per Pangani, facciamo un giro, ci fermiamo a mangiare qualcosa, Silvia compra delle belle stoffe a un prezzo ottimo e riprendiamo il ferry per tornare indietro. Questa volta i 17 km li facciamo in macchina, una macchina trovata prima di imbarcarci sul ferry.
Rientriamo che sono quasi le 18:00, gli altri sono seduti a bere una birra e hanno saputo da Mike, il proprietario dei cottege, che proprio oggi intorno alle 18:00 si schiudono delle uova di tartaruga e potremo vedere le tartarughine raggiungere l’oceano. Il luogo dove avviene è a pochi metri dai nostri cottage, e così andiamo. E’ uno spettacolo affascinante vedere tutte queste tartarughine uscire dalla sabbia dove sono state sepolte le uova e raggiungere l’oceano. L’Africa nel nostro ultimo girno di viaggio ci ha fatto un regalo bellissimo.
Ma come è possibile tutto ciò? Sulla costa c’è un progetto per la salvaguardia delle tartarughe marine: le tartarughe depongono le uova nella sabbia della riserva marina di  Maziwe posta di fronte a Pangani e Wim e Kristine, una coppia di tedeschi che si è trasferita qui, trasferiscono le uova sulla terraferma in quanto l’isola dove le tartarughe vanno a deporre le uova,, a causa dell’abbattimento delle palme che lì si ergevano, viene quotidianamente sommersa all’alta marea che causa la morte delle uova. E quindi l’estinzione progressiva delle tartarughe.
Quindi Wim e Kristine, raccolgono le  uova dall’isola dove sono state deposte e le trasferiscono a Pangani: se passeggiando lungo la spiaggia, doveste vedere dei piccoli recinti sulla spiaggia, dentro cui sono infissi paletti di legno che riportano delle scritte, sappiate che non avete trovato uno stravagante cimitero, quei paletti segnalano la presenza di nidi di tartarughe marine!


Pangani

Pangani










Tartaruga appena nata

Corsa verso il mare

Corsa verso il mare

Giochi in spiaggia

Tramonto

15° giorno:
Oggi si parte, la giornata è splendida, ci siamo tutti svegliati presto, abbiamo passeggiato sulla spiaggia, fatto il bagno e una buona colazione, tutto con molta calma. Partiremo all’una, il nostro volo è domani alle 4:24 dall’aeroporto di Dar Es Salaam.
Impieghiamo 11 ore ad arrivare all’aeroporto, ci sono infatti dei lavori lungo la strada che ci rallentano molto e dulcis in fundo un ingorgo a pochi km dall’aeroporto che mi ha visto costretta a scendere dal pulmino e a mettermi a fermare il traffico per far passare il nostro pulmino, non avevamo nessuna intenzione ormai di perdere il volo!
Arriviamo in aeroporto, facciamo il check in e andiamo a mangiare qualcosa. Il volo è domani mattina all’alba. Il viaggio è proprio finito.
Monica, Elena, Giovanna, Alessandra, Maria Pia, Vanessa, Silvia, Luciano, Mauro1 e Mauro.2, grazie per la vostra compagnia, perché viaggiare veramente non è solo vedere dei posti che non si conoscono, ma anche scoprire nuove persone e creare nuovi legami.

Questo racconto di viaggio nasce dal viaggio di gruppo TANZANIA che ho avuto il piacere di  coordinare per Viaggi Avventure nel Mondo, VIAGGIO che oggi si chiamaTANZANIA ZANZIBAR BREVE

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