La Scozia, il Paese più settentrionale del Regno Unito, è una terra caratterizzata da paesaggi montuosi e selvaggi come le Cairngorms e le Highlands Nord-occidentali, intervallate da glens (valli) e loch (laghi) di origine glaciale, il suo territorio comprende più di 790 isole tra cui spiccano gli arcipelaghi delle Ebridi, delle Orcadi e delle Shetland.
E’ la terra dei castelli, con i loro fantasmi, e delle fate, ma
anche del whisky e degli uomini in kilt che suonano la cornamusa, del tweed, di
festival ed eventi culturali, terra amata dai registi cinematografici che l’hanno
scelta come luogo per girare film e serie televisive che abbiamo amato, dal
classico “Brave Heart” all’avvincente “In nome della Rosa”, a “Monty Python e il Santo Graal” alla saga di
J.K. Rowling che ci ha fatto conoscere il magico mondo di Harry Potter, all’avvincente
serie “Downton Abbey”, a “Game of Thrones” e a “Outlander”. È Terra di clan che
combatterono strenuamente per la loro indipendenza dall’Inghilterra fino al
tragico epilogo della battaglia di Culloden.
Il viaggio che ho fatto è di 10 giorni, certo 10 giorni possono sembrare pochi
per scoprire la Scozia, pur tuttavia sono sufficienti per rendersi conto di
quanto questa Terra sia affascinante e per far sì che ti faccia dire “voglio
tornare”. È ovvio che delle scelte su cosa vedere e cosa rimandare ad altro
viaggio vanno fatte e così in questo viaggio, in accordo con il gruppo, abbiamo
tralasciato la visita delle isole Orcadi per dedicare due giorni pieni
all’isola di Skye che abbiamo visitato a fine viaggio in quanto abbiamo fatto
il nostro giro in senso antiorario.
L’isola di Skye
E’ l’isola più grande dell'arcipelago delle Ebridi interne, ha una
costa frastagliata con penisole e stretti laghi ed è magica. E’ la terra delle
fate, tanto che vi sono posti dove il termine Fata, Fairy, fa parte del
nome del posto stesso; e nel Castello di Dunvegan è persino custodita la
Bandiera delle Fate.
E’ questa parte della Scozia che ho più amato, ci sono paesaggi veramente
fiabeschi, in modo particolare in quella che viene chiamata The Fairy Glen,
la Valle delle Fate, una valle verdissima, punteggiata da piccoli laghi, lochans,
che si snoda intorno a delle piccole e verdi colline arrotondate e dove si
possono ammirare solitari alberi piegati dal vento. Passeggiando in questa valle
ci si aspetta di vedere spuntare da un momento all’altro un elfo o una fata o
uno gnomo!
Una delle colline ha uno strato di basalto in cima., vedendolo da
lontana sembra le rovine di un antico castello tanto che è stato chiamato Castle
Ewan. Ci si può arrampicare fino in cima, l’arrampicata non è semplice e vi
è un punto piuttosto stretto in cui bisogna aggrapparsi con le mani alle rocce
e tirarsi su, che fatica! E fatto poi sotto una leggera pioggerella, ma una
volta in cima si gode di una bellissima vista.
The Fairy Glen |
Un altro luogo dell’isola di Skye dove ti aspetti di vedere
apparire all’improvviso fate e folletti è The Fairy Pool, la Piscina
delle Fate, così chiamata perché la leggenda vuole che qui le Fate vengano a
bagnarsi. Trattasi di una serie di piccoli laghetti che nascono dallo scorrere
del fiume Brittle che insinuandosi nella valle crea anche una serie bellissima
di piccole cascatelle. L’acqua di queste piscine è invitante, incredibilmente
trasparente e quando noi abbiamo passeggiata lungo questo corso d’acqua abbiamo
visto un paio di turisti coraggiosi, o
forse più abituati di noi alle giornate di pioggerella, spogliarsi e tuffarsi
in acqua.
The Fairy Pool |
Il citato Dunvegan Castle, che si trova nella parte
occidentale dell’isola, risale, in parte, al 1200; è la residenza più antica in
Scozia e fino al 1748 l’unico accesso a questo castello era dal mare. E’ in
questo castello che visse, dominando questa parte dell’isola per circa 800 anni,
il clan MacLeod.
Questo nome ti suona familiare? Penso di sì perché il famoso
personaggio dei quattro film “Highlander - L'ultimo immortale, Highlander II -
Il ritorno, Highlander 3 e Highlander: Endgame” interpretati dall'attore
Christopher Lambert, appartiene proprio al clan dei MacLeod; nei film ha il
nome di Connor MacLeod
Uno dei beni più preziosi del clan è The Fairy Flag, la
Bandiera delle Fate, visibile in una delle sale del castello dove è custodita
racchiusa fra due vetri e appesa a una parete. Sembra che la seta con cui venne
fatta provenga dalla Siria o da Rodi e che la bandiera risalga al IV secolo
d.C. e che abbia poteri miracolosi.
The Fairy Flag |
Varie sono le leggende su questa bandiera, da quella che narra che fu donata dalle fate ai MacLeod in occasione della nascita di uno dei loro figli, a quella così detta “del crociato”, ma quella che preferisco è legata a una storia d’amore.
La leggenda vuole che un giovane capo del clan MacLeod si innamorò,
ricambiato, di una fata principessa. I due volevano sposarsi ma il re delle
fate era contrario all’unione dei due giovani; sua figlia però voleva a tutti i
costi sposare il capo dei MacLeod. Il padre accettò a una condizione, il
matrimonio sarebbe stato a scadenza, avrebbe dovuto durare un anno e un giorno
e alla fine del periodo concordato la Principessa sarebbe dovuta tornare nel
suo magico regno, senza portare con sé nulla che appartenesse al mondo degli
uomini. I due giovani accettarono pur di sposarsi e per un anno la coppia visse
felicemente nel castello di Dunvegan e dalla loro unione nacque anche un figlio.
Purtroppo arrivò la scadenza del matrimonio, la coppia si separò
con grande dolore al famoso “Ponte delle Fate”, lo Sligachan Old Bridge,
ma prima di tornare nel suo regno la fata fece promettere a suo marito che suo
figlio sarebbe stato curato e non avrebbe mai pianto, perché il suono delle sue
lacrime sarebbe arrivato fino al regno delle fate e le avrebbe provocato tanto
dolore. Da quel giorno il piccolo non venne mai lasciato solo in modo che non
piangesse. Il marito però non riusciva a darsi pace e si lamentava
terribilmente per la perdita della moglie, così, per distrarlo, gli altri del
clan decisero di organizzare una grande festa a Dunvegan castle in
occasione del suo compleanno.
La festa di compleanno si protrasse a lungo nella notte, la
giovane bambinaia che doveva vegliare sull’infante, incuriosita sgusciò fuori
dalla stanza per osservare i festeggiamenti. Mentre guardava le celebrazioni
non sentì il bambino dare un calcio alle coperte e iniziare a piangere.
La madre del bambino però ne sentì le grida dal regno fatato e
improvvisamente apparve al suo fianco. Prese il bambino e lo cullò, coprendolo
con uno scialle fatato, iniziando a cantargli una ninna nanna. Quando tornò la giovane
bambinaia il bimbo era addormentato fra le braccia della fata, coperto dal solo
scialle, la cameriera fece una espressione all’armata e la fata le disse: “la
stoffa che lo avvolge non gli farà del male! È più calda di qualsiasi coperta e
inoltre lo proteggerà da ogni pericolo. Salverà l’erede dei MacLeod nel momento
di maggior pericolo se sarà fatta sventolare sulle mura del castello, ma
attenta! Potrà essere utilizzata solo tre volte, poi le fate la reclameranno!
Ricorda, tre volte!”, e le ordinò di riferire tutto al marito.
Si narra che ad oggi la bandiera sia stata srotolata due volte e
che entrambe le volte abbia salvato il clan.
La canzone che la fata cantò a suo figlio, ascoltata dalla
bambinaia, si canta ancora oggi sull’isola di Skye ed è conosciuta come “The
Cradle Spell of Dunvegan”.
Il Dunvegan castle ha anche dei giardini magnifici, in
verità devo dire che in quasi tutti i castelli visitati ho trovato dei giardini
bellissimi, con piante rigogliose e una magnifica fioritura, ma questi del Dunvegan
castle mi hanno affascinato più di altri. Sono divisi per aeree tematiche:
il water Garden, pieno di ponti e di una ricca e colorata varietà di
piante; il round garden più elegante e formale, in quello che un tempo
era l’orto del castello vi è oggi il walled garden, che ha anche un laghetto
di ninfee, e infine il woodland garden che è un vero e proprio bosco con
altissimi alberi.
E infine dal Dunvegan Castle è possibile fare una
escursione in barca, in quel tratto di mare che si insinua nella costa e che
prende il nome di Loch Dunvegan, e che nonostante il nome non è un lago,
ma un meraviglioso fiordo, per andare a vedere una colonia di foche che vive lì
vicino.
Old Man of Storr |
Anche intorno a questa formazione rocciosa abbiamo, guarda un po’,
diverse leggende, a me ne sono piaciute due in particolare.
Anche a te piacciono le leggende? Fantastico!, eccole qua.
In una i protagonisti sono i giganti, che secondo alcuni avrebbero
un tempo vissuto sull’isola. Ebbene, una di queste leggende narra che l’Old
Man of Storr altro non sia che il pollice di un gigante che, essendo morto,
venne sepolto ma il suo pollice restò fuori dalla fossa, creando così il famoso
paesaggio frastagliato.
In un'altra ci sono delle fate come protagoniste, ma non fate
gentili, bensì fate subdole che amano trarre in inganno gli esseri umani.
Questa leggenda narra di un uomo che camminava su per la collina ogni sera
assieme alla moglie. Diventati molto anziani continuavano a camminare su per la
collina, ma la moglie non riusciva più a seguire il marito fino in cima. Una
delle fate che li aveva osservati salire ogni sera in cima alla collina offrì
al vecchio la possibilità di avere sempre con sé sua moglie dovunque andasse. Il
vecchio, grato, accettò l’offerta, non sapendo che si trattava un inganno.
La fata li trasformò entrambi in due pilastri di roccia, quelli
che si possono ammirare salendo sulla collina, perché era questo il modo in cui
intendeva garantire loro che sarebbero stati sempre insieme.
Anche questo luogo ha fatto da sfondo a riprese cinematografiche:
le scene di apertura del film di Ridley Scott del 2012 “Prometheus” sono state
girate presso l’Old Man of Storr così come anche alcune riprese del film
“Biancaneve e il Cacciatore” di Rupert Sanders.
Nessuno può resistere al fascino delle Highlands!
C’è un altro luogo veramente suggestivo nella parte ovest
dell’isola di Skye, è il Neist Point, il punto più a ovest dell’isola; è
un tratto di costa che si protende nel mare sulla cui punta venne costruito un
faro, inaugurato il primo novembre del 1909. Questo luogo è di una struggente
bellezza, si potrebbero passare ore ad osservare il mare che si infrange sulle
rocce e ricade formando rivoli d’acqua, a osservare i gabbiani che stridendo volano
nel cielo, aspettando il tramonto che tinge cielo e mare di rosso.
Nest Point |
Durante i nostri giorni sull’isola di Skye siamo andati a vedere
anche il Duntulum Castle, nel punto più a nord dell’isola; è un castello
ormai diroccato, fu feudo dei MacDonald, nemici acerrimi dei MacLeod, e anche
intorno a esso aleggiano storie di fate, ma anche di fantasmi.
Si narra venne costruito in una sola notte da 500 fate, e si narra
che in questo castello vi sia il fantasma di un bambino, fatto accidentalmente
cadere di sotto da una bambinaia disattenta, che fu condannata a morte dal capo
clan, una morte atroce visto che fu lasciata alla deriva su di una barca
sull’Oceano Atlantico; e sembra anche che vi si aggiri il fantasma di uomo che
tentò di prendere il posto del suo capo clan.
Duntulum Castle |
Sì, è vero, l’isola di Skye mi ha stregata, ma tanti altri luoghi
visitati in questo viaggio sono affascinanti.
Un altro castello che mi è piaciuto moltissimo è stato Eilean
Donan Castle, per me il castello più romantico che ho visto, con quel suo
ponte ad arcate da attraversare per arrivare all’ingresso del castello; eh sì,
il castello è costruito su una piccola isola al centro della confluenza di tre
laghi marini che formano Loch Duich e quindi il ponte, accessibile solo
a piedi, è necessario per accedervi. Va detto che il ponte venne aggiunto
durante la ricostruzione nei primi anni del 1900.
Eilean Donan Castle |
Il castello, infatti, venne distrutto nel 1719 durante le rivolte
giacobite combattute dagli scozzesi nel vano tentativo di riportare sul trono
britannico la cattolicissima dinastia degli Stuart. Per quasi due secoli il
castello venne lasciato in rovina fin quando, nel 1911, il tenente colonnello
John MacRae-Gilstrap, discendente del clan MacRae, i precedenti proprietari di Eilean
Donan castle, acquistò l’isola su cui sorgeva e procedette a farlo
restaurare basando la costruzione sui disegni originari.
Fra i vari ambienti all’interno del castello lascia senza fiato la
ricostruzione delle antiche cucine, dove i numerosi personaggi, cuochi,
aiutanti, sguatteri, tutti rappresentati con delle statue di cera, vengono
mostrati intenti alle loro molteplici attività, e la cosa più pazzesca è che vi
sono in sottofondo i tipici rumori di una cucina. Il castello è noto alle
cronache cinematografiche per essere stato utilizzato come set del film
“Higlander l’ultimo immortale” con Cristofer Lambert.
Un viaggio in Scozia è incentrato in modo particolare sulla visita
dei Castelli; ce ne sono per ogni dove e attraverso essi si può conoscere la
storia della Scozia, ma vi sono anche le visite a magnifiche cattedrali, a
cappelle che lasciano a bocca aperta, come la Rosslyn Chapel, a villaggi
che sembrano illustrazioni di un libro di fiabe e credo che non si possa
tralasciare di andare a vedere il Culloden Battlefield, una brughiera
desolata cosparsa di piante di erica, dove ebbe luogo uno dei più atroci
massacri legati alla storia della Scozia. E’ qui che il 16 aprile 1746 venne
combattuta un atroce battaglia dove in appena un’ora morirono migliaia di
Highlanders, battaglia che pose fine sia ai piani degli Stuart di riconquistare
il trono inglese sia al sogno scozzese di rendersi nuovamente indipendenti
dall’Inghilterra, sancendo altresì la fine del sistema dei clan scozzesi.
Siamo arrivati a Edimburgo la mattina presto con un volo da Roma
Ciampino della Ryan Air, fortunatamente e con nostra immensa gioia tutti i
nostri bagagli sono arrivati; ci raggiungono Camilla, Emanuela e Andrea, che
sono partiti il giorno prima da Milano, anche loro con i bagagli al seguito!.
Quest’anno only the brave, o forse i più incoscienti, hanno spedito i
bagagli in stiva.
Ci presentiamo, e poi andiamo a ritirare le autovetture che ci accompagneranno in questo tour scozzese. Andiamo in hotel a Bathgate, Edimburgo è troppo cara, e dopo pranzo iniziamo subito il nostro viaggio andando a visitare un vero gioiello scozzese, la Rosslyn Chapel.
Rosslyn Chapel
Rosslyn Chapel |
E’ in questa Cappella che vennero girate alcune scene del film “Il
Codice da Vinci”, forse perché sul soffitto della cappella vi è una strana
decorazione fatta di simboli tra cui rose, gigli, margherite e stelle a 5
punte, un codice che, secondo alcuni, sta a rappresentare la mappa di un tesoro,
e che però nessuno finora è mai riuscito a decifrare.
Entrare nella Rosslyn Chapel vuol dire restare a bocca
aperta e non saper dove guardare tanto l’interno è riccamente decorato. E
allora ti affidi ai vari punti di lettura che ti indicano cosa guardare e dove
guardare; la cappella presenta nelle sue decorazioni moltissimi simboli: simboli
biblici, massonici, pagani e appartenenti alla tradizione dei templari.
Bellissimi i due architravi che rappresentano l’uno le sette virtù
e opere di bene su cui un uomo dovrebbe fondare la propria vita, ovvero: “visitare
e prendersi cura degli ammalati, nutrire gli affamati, dare da bere agli
assetati, ospitare il pellegrino, vestire gli ignudi, visitare i prigionieri e
seppellire i morti”, l’altro i sette vizi capitali menzionati nei primi
insegnamenti del cristianesimo, ovvero: “lussuria, gola, avarizia, pigrizia,
ira, invidia e superbia”; particolari i così detti “green men”, volti con
foglie che spuntano dalla bocca, considerati figure mitologiche pagane;
magnifica la colonna dell’apprendista che, narra la leggenda, costò la vita al
suo esecutore.
Nella cappella Mariana, accanto alle scale che portano alla
cripta, vi sono due colonne, una più semplice, l’altra riccamente decorata. La
leggenda narra che il Maestro scalpellino lavorò alla costruzione della colonna
più semplice, ma non ne era affatto soddisfatto tanto che decise di partire per
recarsi in terre lontane in cerca di ispirazione. Durante la sua assenza il suo
apprendista avrebbe fatto un sogno in cui gli apparve l’immagine di una colonna
particolarmente bella e decorata; pensando fosse un segno, pensando che il
Maestro scalpellino sarebbe stato felice, scolpì la seconda colonna ottenendo
un risultato finale eccezionale. Quando, al suo ritorno, il Maestro scalpellino
vide la colonna ultimata che superava la sua in bellezza e in maestria, colto
dall’invidia e dalla rabbia, afferrò un martello e uccise l’apprendista che, lo
aveva indubbiamente superato in bravura.
Un’altra leggenda vuole anche che il Santo Graal sia nascosto
proprio nella colonna dell’apprendista e che uno studioso recatosi nella chiesa
con un cercametalli avesse ispezionato tutta la colonna: arrivato a metà
colonna, il metal detector cominciò a suonare, ma l'autorizzazione per compiere
delle ricerche approfondite non è però mai stata concessa.
Usciti da questa magnifica cappella andiamo a fare due passi nel
paesino e poi un po’ di relax con una birretta, a me la birra non piace e
prendo una sprite, eh lo so, non ha lo stesso gusto, ma che ci posso fare?
Quando i miei compagni di viaggio si fanno una birretta e io dico che non mi
piace mi sento sempre un po’ un’aliena.
La nostra seconda giornata in Scozia prevede la visita di due posti
molto interessanti: Culross , Saint Andrews e il Dunnottar
Castle, e l’ho detto che il viaggio in Scozia è fatto soprattutto di visite
ai castelli.
Ci mettiamo in macchina e percorriamo circa 22 miglia prima di
arrivare alla nostra prima meta, il delizioso villaggio di Culross che
affaccia sul mare, meglio, su un fiordo. Parcheggiamo e già restiamo
affascinati dal tratto di mare che abbiamo davanti a noi.
E’ un ex borgo reale del Fife, un’area della Scozia ricca di
villaggi di pescatori e piccoli villaggi uno più bello dell’altro, tutti da
scoprire, senza dubbio è uno dei borghi meglio conservati della Scozia tanto da
essere stato scelto come borgo di “Outlander”: nella fiction fa le veci di
Cranesmuir, il villaggio di fantasia che ospita la casa di Geillis Duncan.
Ovviamente vi è una leggenda a narrare le origini di Culross.
Si narra che la principessa britannica Teneu, poi santificata, figlia
del re del Lothian, rimase incinta prima del matrimonio, la sua famiglia adirata
la gettò da una scogliera, ma Teneu sopravvisse incolume alla caduta e venne
recuperata da una barca senza equipaggio. Hai letto bene, “una barca senza
equipaggio”, non c’è da meravigliarsi, siamo o no nella Terra delle fate e dei
fantasmi?
La nave la condusse attraverso il Firth of Forth, fino alla terra
ferma di Culross, dove un certo San Serf la trovò, la portò a casa sua e
la curò. Serf divenne il padre adottivo di suo figlio, Kentigern, conosciuto in
seguito come Saint Mungo, il leggendario fondatore della città di Glasgow.
Passeggiare fra le strade di questo villaggio è come fare un salto
nel passato, qui il tempo sembra essersi fermato: le case strette le une alle
altre lungo le vie acciottolate sono ancora nella loro forma originale e
risalgono al XV e XVII secolo. In questo villaggio sarebbe stato bello stare
molto più tempo di quello che abbiamo potuto, tante sono le cose interessanti
da visitare, dalla Town House, che nel corso dei secoli ha svolto
diverse funzioni ed è stata sia un palazzo di giustizia che una prigione, si
narra che alcune “streghe” fossero segregate nella soffitta; all’Abbazia,
intorno alla quale aleggia la leggenda di un tunnel misterioso che si dovrebbe
trovare sotto l’Abbazia stessa, e che al suo interno vi sia un uomo seduto su
una sedia d’oro, in attesa di donare preziosi tesori a chiunque riesca a
trovarlo. Vi è però una storia popolare secondo la quale un suonatore di
cornamusa cieco decise di provare a cercarlo, entrò nell’Abbazia con il suo
cane e iniziò a cercare ma alla fine tornò solo il cane e il ragazzo scomparve
per sempre. Quindi direi che non è bene andare a cercare quest’uomo; e alla
Chiesa dell’Abbazia di Culross.
Noi abbiamo visitato il Culross Palace & Garden,
riportato al suo originario colore giallo con il tetto rosso coperto di tegole grazie
a un recente restauro. Questo palazzo è una bellissima casa mercantile della
fine del XVI, costruita tra il 1597 e il 1611 da Sir George Bruce, un
commerciante di successo che aveva interessi nell’estrazione del carbone e
nella produzione di sale sul cui commercio viveva il villaggio.
Siamo rimasti a bocca aperta una volta entrati nel palazzo, i suoi interni sono raffinati, vi sono dipinti murali e soffitti decorali e mobili del XVII e XVIII, e ovviamente il camino in ogni stanza, unica forma di riscaldamento a quei tempi. Dietro l’edificio vi sono i giardini, anche qui abbiamo trovato piante fiorite, alberi da frutto e molte piante aromatiche, ma anche ortaggi, il km 0 già esisteva.
Culross Palace & Garden |
Riprendiamo i nostri mezzi di locomozione e via verso la nostra
prossima meta, Saint Andrews.
Questa deliziosa cittadina è famosa per essere la sede della più
antica università scozzese e di uno dei più antichi campi da golf del mondo, è
veramente piacevole passeggiare per le sue strade ammirando gli antichi edifici
che si affacciano su di esse, deve essere molto bello essere uno studente
universitario qui a Saint Andrews, ci sarà un motivo per cui nel 2001 il
principe William si iscrisse all’università di Saint Andrews col nome fasullo
di William Wales. Il principe fu comunque ben presto scoperto e smascherato, un
po’ per il nome non troppo diverso dall’originale, ma soprattutto a causa del
suo forte accento che lo identificò subito come membro appartenente alla
famiglia reale.
Oltre che essere famosa come sede universitaria questa cittadina
lo è anche per le rovine di quella che un tempo era stata una imponente
cattedrale e importante centro di culto medievale fino a quando non cadde in
disuso a seguito della riforma protestante. L’area su cui sorge la cattedrale,
intorno alla quale vi è anche un cimitero, è visitabile; peccato che abbiamo
trovato tante transenne, in alcune aree non abbiamo potuto accedere, ma il sito
è veramente suggestivo.
Visitata la cattedrale decidiamo di vedere anche i resti del
castello di Saitn Andrews, che sorge sul mare e poi di fare una passeggiata fra
le strade della cittadina.
Una caratteristica di Saint Andrews è che, come a
Edimburgo, vi sono i c.d. close detti anche closed alleyways,
cioè vicoli ciechi.
Avendo poi visto quelli che vi sono anche a Edimburgo devo dire
che questi di Saint Andrews mi sono piaciuti molto di più e fra quelli visti il
mio preferito è senza dubbio il Loudon’s Close con le sue casette
bianche con le porte e le finestre dipinte di celeste.
La Cattedrale di Saint Andrews |
I resti del Castello |
Una delle Università |
I Close |
Uno dei close più famosi |
Uno dei close più famosi |
Palazzina dove visse il principe William |
Il tempo è tiranno e dove abbandonare la “perlustrazione” di questi vicoli, la nostra prossima tappa, il Dunnottar Castle, ci aspetta e dobbiamo percorrere 64 miglia.
Dal punto di vista della posizione questo castello è il più
spettacolare visitato durante il viaggio. È un castello/fortezza, eretto su uno
sperone roccioso a picco sul mare, a circa cinquanta metri d'altezza, l'unica
via d'accesso dalla terraferma è uno stretto sentiero in pendenza che si snoda
lungo la roccia.
Ci vuole tempo per visitarlo, e all’ingresso dove paghiamo il
biglietto, ci viene anche data la mappa di visita dove sono evidenziati i 20
edifici, compreso il gateway, che fanno parte della fortezza/castello. E
così ci sono le stalle, la cisterna, le prigioni, la camera da letto del
signore della fortezza e quella della consorte, quest’ultima camera nella
posizione migliore di tutta la struttura, con la finestra che affaccia sul
mare. Sono rimasta incantata di fronte alla bellezza di questo paesaggio.
E potevano mancare storie di fantasmi e leggende a Dunnottar
Castle? Certo che no! Anzi, si racconta che Dunnottar sia uno dei
castelli più infestati della Scozia tanto che, si dice, persino i più esperti
del “settore” hanno difficoltà a concentrarsi su un unico spirito.
Fra gli spettri che vivono nel castello si narra che ci siano
stati avvistamenti regolari della misteriosa Green Lady, una donna con
un vestito scozzese verde che cerca i suoi “figli perduti” i Pitti. Chi sono i
Pitti? Domanda pertinente. Per darti una risposta devo fare un passo indietro
nella Storia, sappiamo che nell’antichità
il sito dove sorge il il castello era abitato dalla popolazione pre celtica dei
Pitti e che il luogo era importante per il suo carattere religioso: i Pitti
erano dei politeisti e adoravano gli spiriti della natura che dividevano in
divinità maschili e femminili; la popolazione venne convertita al cristianesimo
intorno al V secolo d.C., e i Pitti che la Green Lady cerca sono i
propri figli convertiti al cristianesimo.
Anche il fantasma di una giovane ragazza, che indossa una gonna
scozzese, è spesso testimoniato nel birrificio all’interno delle mura del
castello. Sembra anche che sia stato avvistato lo spettro di un cane da caccia,
forse il cane di un occupante morto da tempo. Si dice, inoltre, che Dunnottar
sia perseguitato da un soldato che si mostrerebbe intorno al corpo di guardia e
all’ingresso principale del castello. Normalmente viene descritto come un uomo
alto, dall’aspetto scandinavo. Il che fa pensare che potrebbe risalire al tempo
delle invasioni vichinghe.
Queste storie sono così radicate all’interno del castello che
nelle aeree in cui è possibile vedere apparire questi fantasmi vi sono dei
cartelli con la descrizione degli avvenimenti ai quali queste persone furono
legate.
Ah, dimenticavo, è in questo castello che Zeffirelli nel 1990
ambientò il suo Amleto.
Mappa dell'area del Castello |
Si è fatto tardi e prima di andare all’ hotel dove alloggeremo
questa sera, a circa 30 minuti di guida dal castello, decidiamo di cenare a Stonehaven,
un delizio villaggio costiero al quale varrebbe la pena dedicare del tempo.
Avevo proposto di passare lungo la costa per visitare qualcuno dei
villaggi che ci sono, ma decidiamo di lasciarli fuori dall’itinerario che si
allungherebbe e di andare dritti a Elgin.
La cattedrale di Elgin |
Sorta nel Primo Medioevo fu la costruzione della Cattedrale,
iniziata nel 1224, che portò per circa un secolo ricchezza e prosperità alla
cittadina; poi ci furono i saccheggi e nel tardo 1500 il decadimento della cattedrale.
Fu solo dalla metà del 1800 che Elgin cominciò a riprendersi anche grazie alle
numerose distillerie e fabbriche che sorsero in zona e all’arrivo della rete
ferroviaria.
La cattedrale, definita in passato “la lanterna del Nord” perché
poteva essere avvistata, con la sua mole, da molto lontano è il simbolo per
eccellenza della cittadina e di tutta la regione. Oggi, seppur in rovina,
mantiene tutto il suo fascino e il suo antico splendore.
Siamo arrivati a Elgin che era ormai ora di pranzo, in mattinata
avevamo comprato qualcosa da mangiare in un supermercato, di fronte alla
cattedrale vi è un bellissimo prato e quindi la prima cosa che facciamo è un
pic-nic complice la bella giornata di sole. Poi ci organizziamo su cosa fare, i
desiderata sono diversi.
Siamo entrate a visitare la cattedrale, un vero gioiello, solo io
e Camilla, altri sono andati a fare una passeggiata nella cittadina, altri
ancora hanno passeggiato nel vicino giardino che raccoglie circa 100 specie di
piante citate nella Bibbia, altri ancora al Museo di Elgin.
A mio avviso la visita alla cattedrale è imperdibile!
Urquhart Castle
Dopo Elgin ci avviamo verso il Loch Ness, il celeberrimo
lago di acqua dolce nelle Highlands, con la speranza di avvistare il mitico
Nessie che però non si concede alla nostra vista; ci accontentiamo di visitare
l’ Urquhart Castle. Fra quelli visitati questo castello mi ha lasciato
ben poco, con il senno del poi ne salterei proprio la visita. Quello che ormai
resta sono delle rovine, certo in una posizione paesaggistica bella, pur
tuttavia questa visita ha lasciato poco a tutti noi.
Anche questo castello ci consente di conoscere la storia della
Scozia, in sintesi: Non si conosce con esattezza la data di edificazione di
questo castello, ma da documenti storici si ha prova che la fortificazione
esisteva già prima del XIII secolo e che è caratterizzata da lotte di potere e
passaggi di proprietà tra gli scozzesi e gli inglesi fino a quando nel 1692, per
evitare che la costruzione entrasse nelle mani dei giacobiti fu fatta esplodere.
Ceniamo in un paesino vicino al Castello, un ristorante molto
carino, e poi di nuovo in macchina verso la cittadina dove dormiremo.
Urquhart Castle |
Dunrobin Castle
Oggi, nostro quarto giorno di viaggio, abbiamo in programma la
visita del Dunrobin Castle e del suo giardino all’italiana. E’ questo un
castello con un aspetto completamente diverso da quelli fino a oggi visitati e
che visiteremo nei prossimi giorni; infatti seppur le sue origini risalgono al
Medioevo la maggior parte della costruzione attuale, opera di Sir Charles
Barry, l'architetto del Palazzo di Westminster a Londra, che ha notevolmente
ampliato l'edificio nel 1845, è stata realizzata in stile rinascimento francese;
infatti mi ha ricordato moltissimo uno dei tanti castelli visitati nella valle
della Loira in Francia, ma questa sarebbe storia di un altro viaggio.
Tornando alla nostra visita il castello ha circa 189 stanze, sono
tutte arredate con mobili originali e grazie a ciò è possibile immaginare come
possa essere vivere in questo castello: la sala della colazione, con il tavolo
apparecchiato e al centro una bellissima composizione di fiori colti fra le
piante che abili giardinieri coltivano nel bellissimo giardino all’italiana che
circonda il castello, la sala da pranzo per il pranzo del mezzogiorno e serale,
con altro bellissimo tavolo apparecchiato con piatti e bicchieri e posate che
solo a guardarle ti mettono in imbarazzo, e poi lo studio del proprietario del
castello, la biblioteca, le camere da letto e la stanza dei giochi dei bambini,
piena di bellissimi giochi, c’è anche un trenino! la loro cameretta, la camera
da letto della bambinaia, insomma una cosa incredibile, e poi il giardino dove
dopo aver passeggiato fra i vari viali abbiamo assistito a uno spettacolo di
falconeria. È stata una mattinata bellissima!
Dunrobin Castle |
Il nostro viaggio prosegue scendendo verso l’isola di Skye, qui ci sarebbe da fermarsi per ogni dove, la costa è bellissima, i paesini che si incontrano e che affacciano sul mare un incanto, riusciamo a fermarci solo in due, c’è un po’ di malcontento da parte di un paio di persone, malcontento che aumenta quando arriviamo a Kyleakin, villaggio di pescatori dell’isola di Skye, dove l’unico alloggio trovato è un ostello che ha libero solo una sorta di caravan con posti letto per tutti e bagno esterno.
Eilean Donan
L'isoletta è collegata alla costa dove sorge il paese di Dornie
attraverso un ponte percorribile solo a piedi, ponte che è stato costruito in
occasione della ristrutturazione e ricostruzione del castello, fedele a come il
castello stesso era, effettuato nel periodo dal 1919 e 1932 dal tenente
colonnello John MacRae-Gilstrap che lo aveva acquisito in quanto discendente
del clan MacRae che ne era stato un tempo proprietario.
La visita di questo castello è molto bella, senza dubbio la parte
che più mi è piaciuta è stata la visita delle cucine dove è stata ricreata la
preparazione di una cena tipica degli anni ’30. Si vedono, infatti, le statue
della cuoca e del maggiordomo, affaccendati per preparare un banchetto da
reali.
Nel retrocucina, si vede una cameriera sta lavando i piatti e si può
sentire il rumore del tintinnio delle pentole. La selvaggina è appesa nella
dispensa e tutto sembra che stia per prendere vita da un momento all’altro.
Eilean Donan Castle |
Finita la visita di questo castello ci rimettiamo in macchina diretti verso Oban facendo una sosta a Fort William dove mangiamo qualcosa e facciamo una passeggiata lungo la strada principale. Questa città, a nostro avviso, a parte una bella chiesetta e la main road lungo la quale si affacciano ristoranti e negozi non offre molto; eppure vi sono moltissimi turisti, questo perché da Fort William si possono fare molte escursioni e quindi è una buona base di appoggio per andare a Loch Ness oa Ben Nevis o per raggiungere le isole occidentali.
Oban
Dopo Fort Williams e Inverness, Oban è la terza città più
importante delle Highlands occidentali e a tutti noi è rimasta nel cuore per la
sua bellezza. La città è dominata dalla torre McCaig, imitazione di un
anfiteatro romano, situata nella parte più alta di Oban ed è anche famosa per
la distilleria di whisky single malt che è in città, purtroppo chiusa
quando noi siamo arrivati.
La città offre tantissime cose da fare e sarebbe bello poterci passare almeno un intero giorno, ma il viaggio è Scozia Breve e non possiamo, ma la sera ci concediamo un’ottima cena in un bel ristorante che affaccia sul porto mangiando dell’ottimo pesce.
Oban |
Ed eccoci al nostro ottavo giorno di viaggio; mi alzo prestissimo
la mattina per fare una passeggiata e scattare delle foto; l’appuntamento è per
tutti alle 9.00 in modo di andare insieme a vedere la torre di McCaig e godere
del paesaggio dall’alto e poi continuare il viaggio. Il programma di oggi
prevede la visita del Doune Castle e dello Stirling Castle; la
maggior parte del gruppo è stanco di visitare castelli e quindi ci separiamo,
due macchine e relativo equipaggio restano alla torre, io e due compagni di
viaggio rispettiamo il programma previsto per la giornata.
La celeberrima distilleria di whisky |
Dounen Castle e il borgo
Il borgo di Doune è veramente una chicca, le sue due attrazioni
principali sono il castello medievale e la celebre croce in pietra che è al
centro della piazza del borgo, chiaro indizio dell'importanza che aveva in
passato questo villaggio per il commercio in Scozia.
Il
castello ha fatto da set cinematografico a diversi film e serie televisive, lo
vediamo in “Outlander”, in “Monthy Python”, nel “Sacro Graal” e nell'episodio
pilota di “Game of Thrones”.
La storia della nascita di questo castello, o comunque del luogo
su cui l’attuale castello sorge è molto antica, infatti il sito del castello
era sede di un piccolo avamposto romano costruito durante la fallita invasione
delle Highlands sotto Settimio Severo; e recentemente si è sul sito era già
presente un forte costruito dalle popolazioni proto-celtiche intorno al VII
Millennio A.C.
La forma di questo castello è a “L”, rispetta i canoni dei
classici castelli scozzesi, e presenta una torre principale e due edifici
aggiuntivi a fianco.
È un castello spoglio al suo interno, pur tuttavia affascinante: a
sala principale è la Great Hall, che ha un'altezza di ben 11 metri e nel
castello è presente un enorme camino che risulta tra i dieci più grandi in
Europa.
Anche Doune Castle ha una sua storia tetra e misteriosa: infatti fuori
dal portone d’entrata si trovava un albero dove venivano giustiziati per
impiccagione malfattori e delinquenti. Durante il periodo del regno della
regina Vittoria la macabra storia attirò curiosi e visitatori e l’albero
divenne una reliquia. In seguito l’albero venne abbattuto e con il legno
vennero ricavati alcuni mobili per il castello e la copertina per un libro,
finemente intagliata, che reca la scritta “Made from the Wood of the Old
Gallows Tree at Doune Castle”, fatto con il legno del vecchio albero delle
impiccagioni di Doune Castle.
Dounen Castle |
Finita la visita del castello andiamo nel borgo e ci fermiamo in un negozietto a comprare qualcosa da mangiare, contatto gli altri compagni di viaggio, sono anche loro a mangiare in un ristorantino; ci diamo appuntamento al parcheggio del castello di Stirling.
La cittadina di Stirling e Stirling Castle
La cittadina di Stirling, antica capitale della Scozia, vide la
nascita di molti sovrani che vissero o furono incoronati nel castello medievale
che domina la cittadina e dove passò la sua infanzia Maria Stuarda, divenuta
regina quando aveva appena sei giorni e unico monarca donna a essere incoronato
nella Cappella Reale, nel 1543.
Le origini del castello risalgono al 1100, sorge su uno sperone di
roccia vulcanica, in posizione strategica e quasi totalmente inespugnabile. Il
castello ha fatto da sfondo al fim “Braveheart, cuore impavido”.
E’ un castello imponente, con bellissimi giardini, eppure rispetto
agli altri castelli visitati in questo viaggio non l’ho trovato all’altezza
della sua fama. Sicuramente la parte che più mi è piaciuta di più sono state le
sue enormi cucine dove è ricostruita nei minimi particolari la vita in una
cucina di un grande castello con la servitù ad altezza umana, i piatti sui tavoli
pronti per essere portati nella sala da pranzo dei sovrani, il trambusto tipico
di una cucina, gatti e topi che corrono.
Ovviamente anche Stirling Castle, ha le sue storie di fantasmi.
Dal fantasma di un Highlander, che apparirebbe indossando un tradizionale
kilt scozzese a quello di Maria Stuarda collegata al fantasma della “Pink Lady”,
che girovaga spesso dai piedi dal castello, alla vicina Chiesa della Holyrood.
Altre storie suggeriscono invece, che la Pink Lady sia una vedova in cerca del marito,
che ha perso la vita durante una battaglia.
E si narra anche del fantasma di una “White Lady” e una “Dark Lady”,
ma la storia più popolare riguarda il fantasma della “Green Lady”.
Fra le tante storie che riguardano questo fantasma quella più
accreditata, sostiene che era una giovane ragazza delle Highlands al servizio
di Mary Stuart, una ragazza molto superstiziosa convinta che terribile incendio
sarebbe scoppiato nella stanza di Mary al castello tanto da decidere di restare
sveglia tutta la notte per sorvegliare la regina, ma non ci riuscì e si
addormentò; nel sonno colpì accidentalmente una candela e diede fuoco alle
tende del letto della regina. Maria sopravvisse, ma la ragazza morì quella
notte.
Ci sono dei documenti che dimostrano che l’incendio è avvenuto, ma non c’è alcuna prova scritta dell’esistenza della ragazza, o della sua predizione.
Il Castello di Stirling |
Il whisky
Un viaggio in Scozia non può dirsi completo se non si è visitata
almeno una delle numerose distillerie di whisky presenti nel Paese e senza aver
fatto una degustazione. E così eccoci alla Glengoyne distillery, alle porte di
Glasgow. Il tour che facciamo prima della degustazione è veramente interessante
e gli alambicchi di rame, “pot still”, a forma di pera in cui viene distillato
il whisky sono bellissimi e mi ricordano quelli presenti nel film “Alice nel
Paese delle Meraviglie”.
Ci viene spiegato che il whisky viene prodotto dal malto, e che la
lavorazione si articola in cinque diverse fasi fondamentali: la macinatura del
malto che serve ad eliminare le scorie e favorire l’esposizione degli zuccheri
alla fase successiva; la macerazione del composto mescolato con acqua di
sorgente, la fermentazione in grandi tini di legno, la distillazione in cui
l’alcool ottenuto per fermentazione viene distillato nei tradizionali
alambicchi di rame riscaldati a vapore, per terminare infine con
l’invecchiamento in botti di quercia, per un minimo di almeno tre anni; solo
dopo questi tre anni di invecchiamento si può definire Scotch Whisky, la
bevanda nazionale scozzese che significa “acqua della vita”.
Dopo il tour alla distilleria vera e propria e relativa
spiegazione del processo di distillazione, il nostro accompagnatore ci porta in
una sala dove su alcuni tavoli sono posati tre piccoli bicchieri per ogni persona,
ci invita a sederci e quindi chiede chi siano i guidatori, saputolo dice agli
stessi che non potranno bere e gli consegna delle boccettine dove mettere il
whisky che avrebbero potuto degustare sì che possano berlo più tardi.
Edimburgo e uomini in kilt
Nella nostra giornata a Edimburgo,
la nona di viaggio, la maggior parte di noi ha preferito godersi la città
camminando lungo Victoria Street, una via acciottolata in salita che conduce al
Castello, e la Royal Mile, la strada che taglia in due la vecchia città e
collega i due monumenti più importanti di Edimburgo, Il Castello stesso e il
Palazzo di Holyroodhouse e lungo il cui percorso si possono ammirare altri importanti
edifici.
La Royal Mile è lunga
1.814,2 metri ed è dalla sua lunghezza che ha origine a una nuova unità di
misura, il miglio scozzese.
Arriviamo a Edimburgo da Bathgate
dove siamo tornati a dormire ieri con un comodo treno e fra le prime immagini
che vediamo un uomo in kilt che suona la cornamusa.
Il kilt è senza dubbio uno dei simboli più riconoscibili della Scozia e di cui gli scozzesi sono particolarmente orgogliosi.
Per realizzare il kilt viene
utilizzato un tessuto di lana chiamato tartan, è un tessuto è costituito da più
bande orizzontali e verticali, di diversi colori, che si intrecciano tra loro
formando un insieme di quadrati.
All’inizio, l’uso di motivi e
colori scozzesi diversi serviva a differenziare le persone di classi sociali
diverse, poiché non tutti i coloranti avevano lo stesso prezzo.
Successivamente, i colori vennero
associati a determinate famiglie e clan, un’idea che è sopravvissuta fino ad
oggi. Sotto il kilt gli scozzesi non portano la biancheria intima, fatta
eccezione per quando partecipano a degli spettacoli, nel qual caso indossano
comunemente delle mutandine di color nero. Il kilt è costituito da circa 8
metri di stoffa munita di pieghe profondissime, nell’intento di permettere il
suo ondeggiamento mentre si cammina. Quando ci si veste con il kilt occorre
indossare anche calze di lana spessa, scarpe nere, camicia bianca, giacchettina
nera, un cappellino di tipo basco e lo sporran, il borsellino di cuoio e pelle
di cervo, dove viene contenuto l’orzo e il whisky.
Acquistare questo vestito è
costoso, ma è una spesa che può essere ammortizzata perché durerà tutta la
vita, tenuto conto che il gonnellino viene confezionato su misura dal sarto ed
è regolabile per due taglie diverse. Quindi se si dimagrisce o se si ingrassa,
no problem!
Riguardo alla cornamusa questa,
al contrario di quello che si può pensare non ha origini scozzesi, ma medio
orientali e probabilmente arrivarono in Gran Bretagna soltanto con l’invasione
romana del 43 d.C.
La storia della musica scozzese
ci dice che sin dal XVI secolo le cornamuse vennero considerate uno strumento
di guerra, erano non solo facilmente trasportabili, ma il loro suono in battaglia aveva l’effetto di
incoraggiare e stimolare l’esercito e diffondere il terrore tra i soldati
nemici.
Non abbiamo visitato il castello di Edimburgo, c’era troppa gente, ma certo lo abbiamo visto passeggiando, è maestoso e guarda un po’ è considerato il più stregato di tutta la Scozia: moltissime persone sostengono di aver visto nelle segrete del castello antichi prigionieri, molti sostengono di aver sentito suoni di tamburi provenire dai bastioni del castello e di aver visto anche un tamburino senza testa.
La Royal Mile, la via principale
della città è caratterizzata da strettissimi vicoli, i close, di cui ho
già scritto; e siccome siamo in Scozia, terra di fantasmi, ogni
close di Edimburgo ha la sua storia più o meno macabra, legata a fatti
storici o leggende.
Secondo le narrazioni uno dei close più infestati di
Edimburgo è “Mary King’s Close”. Nel 1645 a Edimburgo ci fu una grave epidemia
di peste e il Mary King’s Close fu uno dei quartieri più colpiti. La leggenda
racconta che murarono gli accessi al close e lasciarono gli abitanti a
morire dentro le loro case e che oggi gli spettri degli abitanti si aggirino
ancora per questi cunicoli.
Uno dei luoghi più affascinanti di Edimburgo è la Old Town
caratterizzata da alti edifici di pietra stretti gli uni agli altri, strette
viuzze che scendono dalla collina diramandosi come un piccolo labirinto dal
Royal Mile, la lunga strada principale che collega il Castello al Palazzo di
Holyrood. Certamente la via più famosa nella Old Town di Edimburgo è Victoria
Street, costruita tra il 1829 e il 1834 al posto del vecchio West Bow. Gli
edifici di Victoria Street sono tutti colorati e ha una atmosfera così magica
che si dice essere stata d’ispirazione a
J.K.Rowling per creare la sua Diagon Alley nella saga di Harry Potter, e proprio
in Victoria Street ci sono due negozi dedicati al magico maghetto dove
ovviamente per entrare occorre fare una lunga fila.
Uno dei close di Edimburgo |
Dopo una buonissima cena rientriamo a Bathgate con il treno, anche
questo viaggio è terminato, domani ci aspetta il volo di rientro in Italia.
Alla prossima Avventura.
Questo il link al viaggio proposto da Avventure nel Mondo.
Bravissima Patrizia, bellissimo e dettagliato racconto di viaggio! Davvero interessante!
RispondiEliminaGrazie mille Elena, sono contenta ti sia piaciuto.
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