DI RITORNO DAL SENEGAL



Il Senegal è senza dubbio un Paese meno conosciuto e “gettonato” rispetto ai più noti Paesi africani, eppure un Paese che vale la pena visitare per la varietà di paesaggi che presenta e per la popolazione che lo abita.
Quando un mio caro amico, conosciuto ormai 8 anni fa in un viaggio in India con Avventure nel Mondo, mi ha proposto di richiedere il coordinamento del viaggio sapevo ben poco, pochissimo, in verità niente, di questo Paese, e quindi ho iniziato subito a documentarmi scoprendo che ha dei siti che sono stati dichiarati patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
5 sono siti Culturali, di cui tre  li ho visitati durante il mio viaggio:
 Bassari Country: Bassari, Fula and Bedik Cultural Landscapes (2012)
 Isola di Gorée (1978)
 Island of Saint-Louis (2000)
Saloum Delta (2011)
Stone Circles of Senegambia (2006)
e 2 sono siti Naturali, di cui 1 l'ho visitato durante il mio viaggio:
 Djoudj National Bird Sanctuary (1981)
 Niokolo-Koba National Park (1981)
E che le prime notizie storiche sulle genti che popolarono il territorio dell’attuale Senegal risalgono all’età medievale, quindi dal VX secolo in poi fu terra di conquista da parte degli europei: dapprima i portoghesi, quindi gli olandesi, i francesi e gli inglesi, attratti soprattutto dalla possibilità di reperire schiavi e che fra questi due ultimi conquistatori, a partire dal XVII secolo i francesi si imposero progressivamente nel Paese. Dopo alterne vicende storico politiche il Paese raggiunse l’indipendenza Il 20 agosto 1960.


1° giorno in Senegal
Il viaggio è iniziato a Dakar da dove siamo andati immediatamente al porto per prendere il traghetto che ci avrebbe portato a l'isola di Goreé tristemente famosa perché è qui che venivano portati uomini, donne, bambini e bambine africani, strappati ai loro villaggi, prima di essere imbarcati per le Americhe dove sarebbero stati venduti come schiavi.

Gorée
L'isola dista solo 3 km dalle coste di Dakar. E' un'isola bellissima, l'atmosfera che vi si respira è di tranquillità e pace, difficile pensare che per tanti esseri umani ha rappresentato la fine della libertà.
A Goreé si viene catapultati indietro nel tempo in quanto le case dei ricchi mercanti di schiavi sono rimaste uguali a come erano durante il 1700.
Ovviamente la prima tappa è stata la Maison des escleves la casa degli schiavi dalla quale sono transitati i milioni di africani strappati alla loro terra d'origine per essere portati, fatti schiavi, nelle Americhe.
Poco prima di raggiungere l'ingresso della Maison des Esclaves si incontra  il Memoriale alla schiavitù, una statua donata da Guadalupe nel 1983 che raffigura due schiavi liberati.

Statua degli schiavi liberati
La visita della Maison des Escalves mi turbato moltissimo. Ho attraversato quella che viene chiamata la Porta del non ritorno, quella porta attraverso la quale milioni e milioni di uomini, strappati definitivamente non solo  alla loro terra, ma anche ai loro affetti  e ridotti in schiavitù sono dovuti passare,  ho sentito addosso tutto il dolore, l'angoscia, la rabbia, la paura di coloro che vi sono passati. La cosa assurda è che la vista del paesaggio che si vede dalla Porta del non ritorno è magnifica.

La porta del non ritorno
Provati tutti da questa visita proseguiamo poi con la visita dell'isola, passeggiamo fra le sue stradine di sabbia e ci fermiamo a vedere la creazione di quadretti fatti con diversi tipi di sabbia da abilissimi artisti. Tutti acquistiamo dei quadretti, questi artisti se lo meritano.
La cosa negativa di questa splendida isola sono le venditrici che ti assillano.


Stradine dell'isola


Donne con abiti tradizionali


Artista al lavoro

La spiaggia di Gorée
E' ormai ora di pranzo e ci fermiamo a mangiare dell'ottimo pesce in uno dei ristoranti sulla spiaggia osservando, nell'attesa di essere serviti, la vita sulla spiaggia.
Rientriamo a Dakar con il traghetto, e saliti sul pulmino guidato dal nostro bravissimo autista, Adama, ci dirigiamo al lago Rosa.
L’hotel, Chez Salim dove alloggiamo, è veramente bello, ci piacerebbe fermarci in piscina, ma non vogliamo trovarci sin dal primo giorno in ritardo con la tabella di marcia e così andiamo a fare il giro del Lago Rosa che non troviamo affatto rosa. I raccoglitori di sale hanno già finito di lavorare, ma i cumuli di sale che si vedono e le barche tirate fin quasi a riva sono un vero spettacolo. Il giro che facciamo ci porta fino alle rive dell'Oceano, il sole sta tramontando, l'aria è freddina, ma lo spettacolo del tramonto è veramente molto bello.
Cumuli di sale al lago rosa



2° giorno in Senegal
Ci svegliamo con la notizia che è arrivata la neve a Roma, Napoli e Pescara. Un po’ ci dispiace di non vivere questo evento, ma poi venendo a sapere che a Roma si è arrivati fino a -5 siamo stati ben contenti di trovarci in Senegal dove il clima è da piena estate.
Oggi partenza comoda dopo un’ottima colazione a buffet con tanta frutta. Facciamo una passeggiata lungo il lago rosa, è presto, per i tempi africani, e non c’è nessuno al lavoro, i venditori quelli sì, già ci sono.Compriamo dei quadretti fatti con la sabbia, non belli però come quelli acquistati all’isola di Gorée, ma a un costo decisamente inferiore. Carini anche i cestini intrecciati. Anche qui le venditrici sono assillanti, ti dicono: fammi una foto, e poi battono cassa nel senso che devi comprare qualcosa e se non compri ti rompono le scatole.






Il nostro viaggio prosegue verso Cayar passando per il vivace villaggio Diaja Holoff dove tutti i giorni si svolge il mercato. Cayar è un villaggio 60 km a nord di Dakar la cui attività principale è la  pesca artigianale, ed è uno dei più grandi centri di pesca in Senegal.
Il nostro autista prima di farci scendere va a ingaggiare una guida, che è stato utilissimo avere. Andiamo verso la spiaggia e già da lontano possiamo sentire il vociare dei pescatori, arrivati vediamo una grandissima quantità di barche colorate in mare e a riva, di carretti trainati da cavalli sulla spiaggia, di venditori di pesce, è una vera bolgia che va vista. La nostra guida è un ragazzo molto simpatico che ci chiede se vogliamo andare a conoscere la sua famiglia. Certo che sì. E così ci addentriamo nel villaggio, c’è di tutto, galline, panni stese, caprette, bambini che giocano, donne che cucinano. Arriviamo a casa della mamma della nostra guida,  la mamma sta cucinando in strada, in un calderone grandissimo, una zuppa di pesce, non è sola perché tutte le vicine sono in strada, c'è chi pulisce la verdura, chi sta pettinando l'amica, chi semplicemente tiene un bambino in braccio. L'importante è stare insieme! Restiamo affascinati da questa vicinanza. Ci fermiamo un po' con loro facendoci anche delle foto, quindi salutiamo e ci facciamo riaccompagnare al pulmino. La nostra prossima tappa è Saint Louise.


Cayar



Aspettando i pescatori 


Vita nel villaggio

Si cucina la zuppa di pesce






Adama strada facendo ci dice che la terra che vediamo è molto fertile, basta scavare e un metro sotto si trova acqua dolce, quindi tutti coloro che vivono nei villaggi coltivano la terra per il proprio sostentamento. La strada che percorriamo è tutta asfaltata e il traffico nullo. Lungo la strada tantissimi baobab, acacie e arbusti.
Saint-Louis, o Ndar come è chiamata in Wolof, sorge su un'isola alla foce del fiume Senegal, a 250 km da Dakar, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell'Umanità nel 2000, è una città a mio avviso  decadente, non dal fascino decadente, ma decadente, tutto è lasciato andare. Qui facciamo un giro in calesse che comunque è molto interessante soprattutto quando con il calesse si percorre la zona dove vivono i pescatori con le loro famiglie, sono tutti per strada, bambini, tantissimi bambini, donne, uomini anziani che evidentemente non vanno più a pesca. Il nostro autista ci dice che sono tutti in strada perché le case sono molto piccole e quindi si vive in strada e i tanti bambini sono dovuti anche al fatto che vige la poligamia, i pescatori sono uomini ricchi e possono permettersi tre/quattro mogli e molti bambini. Ogni moglie in casa ha comunque  la sua propria stanza.


Saint Louise


Saint Louise









L'hotel dove soggiorniamo a Saint Louise, il Diamarek, si trova fuori città, lungo  la Langue de Barbarie ai margini dell’oceano, è un luogo magico, l'hotel ha bungalow  sparsi lungo la spiaggia, da non perdere! 


Il Diamarek



La Langue de Barbarie è una lunga striscia di circa trenta chilometri che si estende da nord a sud di Saint-Louis, dal confine mauritano e dal distretto di Sal-Sal. lungo la costa senegalese fino alla foce del fiume Senegal, nata dal confronto del fiume Senegal con l'Oceano Atlantico ed è veramente un luogo bellissimo.

3° giorno in Senegal
Oggi è prevista la visita del parco di Djoudì, parco che si estende per 16 mila ettari di terreno umido. E’ la prima zona umida a Sud del Sahara e ogni anno in autunno milioni di uccelli migratori arrivano dall’Europa, restano qui per l’inverno e i primi mesi freddi della primavera poi tornano sui nostri cieli. Il parco è la terza riserva ornitologica nel mondo. Il giro si fa in piroga è piacevole e dura due ore. Dopo pranzo ripartiamo per la nostra successiva tappa:  il deserto. Una decina di minuti e siamo al campo. A me questa tappa nel deserto non è piaciuta, tanto tempo per arrivare, per arrivare poi all'inizio del deserto, dove vi sono ancora alberi; comunque saliamo subito le dune per vedere il tramonto e scattare qualche foto. Mille volte meglio i tramonti che si vedono al mare in questo viaggio. In compenso avremo una cena ottima, consumata  all’interno di una tenda; dopo cena, intorno a un fuoco accesso nel campo ascoltiamo della piacevolissima musica che una piccola band fa a beneficio dei turisti nel deserto. 


Pellicano nel parco di Djoudì








Il deserto


4° giorno in Senegal
Lasciamo il campo dopo una buonissima e ricca colazione,  direzione Sagata dove il mercoledì si tiene il mercato del bestiame. Il mercato è piccolo, ma è interessante vedere come vengono trasportati gli animali, come il futuro acquirente ne controlla lo stato fisico, insomma, soprattutto se non si è mai visto un mercato di vendita di animali, è una sosta interessante. Fate però attenzione nello scattare le foto, la popolazione non ama assolutamente farsi fotografare.


Mercato di Sagata


Lasciamo Sagata direzione la Moschea di Touba. Intorno a questo luogo di culto è nata una città che ormai fa più di due milioni di abitanti, una vera e propria metropoli che continua a crescere, come la Moschea stessa che viene continuamente ampliata e impreziosita. Certo passando per le vie polverose piene di traffico, vedendo le merci esposte in tutte le strade,incontrando le donne con i loro abiti colorati non sembra di essere in un luogo sacro islamico. Ma Touba vuole essere la dimostrazione che esiste un Islam capace di convivere con credenti di altre fedi, un Islam tollerante. E così a Touba i turisti sono ammessi, occorre in ogni caso avere delle accortezze: prima di accedere alla Moschea, anzi prima di accedere già all’area esterna della Moschea le donne devono indossare il chador e mettere il velo in testa, indumenti che vengono forniti sul luogo, gli uomini possono entrare solo se hanno pantaloni lunghi e Tshirt a mezza manica altrimenti anche a loro verrà data una tunica per coprirsi.
Touba è la seconda città del paese dopo la capitale Dakar. È la città santa del Mouridismo, ed è il luogo dove è seppellito il suo fondatore, lo sceicco Amadou BambaTouba, in quanto città santa, è una città autonoma, avente leggi proprie sia per l’amministrazione della terra, sia per il commercio, che per l’edificazione.
La Moschea fu fondata da Cheikh Amadou Bamba nel 1888, sempre lui fondò nel 1912 la confraternita del murid, un gruppo religioso legato anche alla più importante etnia del Senegal, i wolof. La confraternita è diventata negli anni un vero e proprio centro del potere. In Senegal i murid sono potentissimi e i capi religiosi sono spesso legati ai leader politici e questi ultimi, a loro volta, magari sono membri della confraternita. Un legame che è potenzialmente una sorta di contro circuito.
A Touba è vietatissimo fumare.





Dopo la visita della Moschea, visita che è stata molto interessante grazie alle spiegazioni che ci ha dato la guida che abbiamo ingaggiato arrivati sul posto, ci muoviamo in direzione Toubacouta. Il caldo oggi è tantissimo, e abbiamo notizie che invece in Italia il gelo continua, ci fermiamo un paio di volte per comprare delle frutta da mangiare e per prendere da bere. Lungo la strada, come da nostra richiesta, avendo Adama notato un villaggio con una scuola, ci fermiamo per lasciare il materiale scolastico che abbiamo comprato poco prima durante la sosta fatta in una cittadina per bere qualcosa e dove avevamo visto una cartoleria. La scuola che abbiamo incontrato è una scuola arabo/francese, ci sono tre diverse classi: i piccolissimi, quelli di età media e i grandicelli. I maestri sono felicissimi di ricevere quaderni, penne, matite e colori e i bambini ci sorridono riconoscenti. A malincuore lasciamo la scuola, ma abbiamo ancora delle visite oggi e non possiamo attardarci come vorremmo. Nel pomeriggio infatti è previsto un giro in barca   fino all’isola Diorom Boumag, e al c.d. Reposoir de Osseaux.
Diorom Boumag
Diorom Boumag, è un isolotto ricoperto da un immenso ammasso di conchiglie che nascondono, da quanto ci ha detto la guida,  anche questa volta ingaggiata sul posto, molti tumuli funerari multi secolari, sui quali sono cresciuti maestosi baobab (alberi calcicoli), ed è a quest’isolotto che si scende per una breve, troppo breve, passeggiata a vedere questi baobab e in particolare quello che viene considerato sacro.



 Si riprende poi la barca per arrivare poco prima del tramonto al “Reposoir des Oiseaux”, isolotto dormitorio dove centinaia di uccelli si riuniscono per la notte, al riparo dai predatori. Oltre ai pellicani, numerose egrette, cormorani e martin pescatori si contendono un ramo ove installarsi e pernottare, il tutto in un baccano indescrivibile. Qui non si scende dalla barca, si resta a guardare l’arrivo degli uccelli dalla barca stessa. Io mi sono incantata a guardare tutto lo svolazzare degli uccelli che arrivavano a cercare un ramo dove posarsi per passare la notte.
Reposoir des Oiseaux


Poco prima del tramonto lasciamo l'isolotto e in navigazione ci dirigiamo verso il nostro hotel, lungo il percorso assistiamo a uno dei più bei tramonti che io abbia mai visto, il cielo si sta tingendo di rosso, il sole è una palla infuocata e lo vediamo tramontare fra due baobab. Una immagine che resterà sempre impressa nella mia mente, un’emozione che resterà sempre nel mio cuore.

5° giorno in Senegal
Oggi è previsto il giro in barca del delta del Sine Soulome.


Il Delta del Siné-Saloum è qualcosa di spettacolare: una distesa di 180.000 ettari fatta di sale e sabbia, a perdita d’occhio, abitata da secolari baobab e ogni tanto alternata da piccoli boschi di palme, ruscelli, mangrovie e lagune, dove il fiume Saloum sfocia nell’Atlantico.



Durante la navigazione, veramente piacevole, si arriva al villaggio di Diogane è molto povero e isolato, con molti bambini che ci hanno accolto come se fossimo loro parenti, con una gioia e una allegria impossibili da dimenticare. 







Riporto questo link che riporta a un documento con una bella mappa della zona del Parco del delta del Sine Saloum.







Ripresa la navigazione vediamo delle donne che sono in acqua e che stanno raccogliendo le ostriche.





Continuiamo la navigazione e con nostro grande piacere  Pape, con la cui barca stiamo facendo questa escursione, ci offre un aperitivo: noccioline e coca cola che seppur non freddissima è molto gradita. Verso l'ora di pranzo approdiamo su un isolotto con una bellissima spiaggia e con alberi che ci permetteranno di pranzare all’ombra. Mentre il figlio maggiore di Pape, che ha accompagnato il padre e che ci ha fatto da timoniere, prepara il nostro pranzo, che sarà veramente ottimo, a base di pesce, riso, frutta, caffè, bibite, qualcuno di noi si fa il bagno. Ci fermiamo su questa piacevole spiaggia un paio d'ore. Devo dire che la lasciamo a malincuore, ma una nuova meta ci aspetta e  dopo circa 1 ora di navigazione, questa volta più in mare aperto, arriviamo a Djiffer. Che si trova a 10 km da Palmarin.

Djifer è un luogo di pesca, tantissime sono le barche che vediamo sulla spiaggia e poi cumuli e cumuli di gusci di conchiglie e sopra questi cumuli uomini che con un martello rompono la conchiglia e donne che estraggono il mollusco. La vita sa essere molto dura in alcune aree del Mondo, se farete questo viaggio e se potete portate loro dei guanti, ma devono essere guanti robusti, altrimenti è inutile, ve ne saranno infinitamente grati perchè non tutti li hanno e poi i guanti con il tempo si rompono.





Ritroviamo il nostro Adama, salutiamo Pepe, e ripreso il nostro pulmino in pochi minuti arriviamo al  lodge a Palmarin dove trascorreremo la notte e considerato che è abbastanza presto, che c’è ancora il sole, che il lodge ha una bella piscina, prese le stanze, indossato il costume, ci vediamo per un aperitivo a bordo piscina.  




I lodge sono molto carini, sono in un'area proprio sulla spiaggia, l'interno ricorda le case degli "Antenati", davanti al lodge da me occupato con Giulia un albero dove si posano tanti chiassosi uccellini, e ovviamente scatta la foto!





Dopo l'aperitivo vado a fare una passeggiata in spiaggia e assisto a un magnifico tramonto e al fenomeno della marea che arriva a ricoprire buona parte della spiaggia davanti al nostro lodge.






6° giorno in Senegal
Anche questa mattina partenza comoda, questo viaggio a differenza di altre mete di Avventure nel Mondo ha ritmi più lenti. La nostra prima tappa è a Samba Dia, dove vi è un altro Baobab sacro un baobab di 33 m di circonferenza e di circa 850 anni di età. 
È anche possibile entrare all’interno del baobab con una guida ma pare ci siano molti pipistrelli e nessuno di noi ha voluto verificare. Tutto intorno svariate bancarelle di souvenir. Ci siamo fermati solo 10 minuti, giusto il tempo di girare intorno al baobab e fare delle foto. La particolarità di questo baobab è che nonostante in questa stagione siano tutti privi di foglie, questo le ha! E da qui la sua sacralità.



Ripartiamo direzione Joal Fadiouth. Mi informo presso l’ufficio preposto sulle varie possibilità di visite che ci sono. Abbiamo interessi diversi e così ci dividiamo in due gruppi: alcuni, i più pigri, fanno solo il giro di Fadiouth e del cimitero di conchiglie;altri, compresa me, oltre a questo andranno, attraversando su una piroga un piccolo tratto di fiume, a vedere anche l’isolotto con i granai su palafitte (non imperdibile, ma carino).

Il villaggio è diviso in due parti: Joal è la parte di villaggio sulla costa, mentre Fadiouth è la parte sull’isola, collegata da un ponte pedonale in legno che la nostra guida ci dice essere lungo 525 metri e non i 400 metri che le guide di viaggio riportano. E ci dice anche che il villaggio è suddiviso in 6 quartieri.
Questo villaggio viene visitato perché è pieno di conchiglie che formano le stradine e che sono anche nei muri delle case.



Muro di una casa con conchigle
Perché ci sono così tante conchiglie in questo villaggio da far sì che sia diventato un punto di attrazione per tanti viaggiatori?
Qui i fondali sono molto bassi, l'acqua è salmastra e la temperatura del mare elevata, quindi è il luogo ideale per la riproduzione di molluschi. Nei grandi estuari dei fiumi Senegal, Saloum e Casamance l’acqua salata è andata a mischiarsi con quella dolce, inoltrandosi fino a 200 chilometri nell’entroterra e questo ha fatto sì che milioni di conchiglie si sono riversate sull’isola e nella città di Joal Fadiouth; inoltre gli abitanti della zona vivono grazie al commercio di molluschi che puliscono, prevalentemente ostriche e pettini, lasciano essiccare lungo le stradine del villaggio e poi vendono ai villaggi vicini, oltre al fatto che si cibano dei molluschi,  da sempre e hanno contribuito ad accumularne i gusci, che hanno utilizzato per costruire, come su scritto, le strade e le proprie case.



Molluschi messi a seccare
 











Il granaio
Vi è anche un altro motivo per cui si visita questa cittadina, ed è rappresentato dal fatto che qui le due religioni cattolica e islamica convivono pacificamente così i defunti di Fadiouth vengono seppelliti nello stesso cimitero che è così diventato luogo di visita.
Il cimitero

Ci rivediamo tutti alle 12:30 al ristorantino a Jaol che affaccia sul fiume. Fa molto caldo, e visto che il viaggio è rilassante decidiamo di fermarci a pranzo.
Verso le 13:35 partiamo per M’bour dove andiamo a visitare l’orfanotrofio Poupponniere. Esperienza senza dubbio interessante anche per conoscere uno spaccato sociale di questo Paese. E' l’ora del riposo dei bambini, sono tutti nei loro lettini, alcuni dormono, altri sono lì distesi che si guardano intorno, chi è più grandicello cerca di stare in piedi sul lettino, tutti lettini con le sbarre affinché i bimbi non cadano, si vede che sono bambini ben curati, nessuno di loro è denutrito, insomma sono bimbi seguiti. Una volontaria ci accompagna nella visita dell’orfanotrofio e ci parla dell’attività che viene svolta.Questo orfanotrofio ospita bimbi piccoli rimasti solitamente orfani della mamma, bambini che dovrebbero quindi essere seguiti dal padre e da altri familiari, ma che, stante le condizioni di vita in Senegal, non possono seguirli, i bimbi vengo quindi affidati per i primi anni di vita a questa struttura dove i parenti possono comunque andare a trovarli; raggiunti i 4/5 anni solitamente i bambini tornano in famiglia.
La tappa è successiva è il centro di accoglienza Maisone des Enfants, a Malicounda, a pochi km da M’bour dove portiamo della frutta che ci siamo fermati a comprare lungo la strada da dare come merenda ai ragazzi ospitati al centro.  È una struttura povera, che cerca di aiutare i bambini talibé provenienti dalla Guinea Conakry, che vengono mandati in Senegal dalle famiglie per seguire i marabutti. Il centro diurno è aperto da volontari che distribuiscono cibo, abiti, fanno giocare e studiare una cinquantina di ragazzini, dai 5 ai 13 anni.  Ci fermiamo a giocare a biliardino e a pallone con i ragazzi e a fare foto con loro e a loro, i tempi del viaggio non ci consentono di stare tanto quanto vorremmo. Salutiamo i ragazzi e i volontari che tengono aperto il centro che ci ringraziano calorosamente anche per l'abbigliamento che ho lasciato per i ragazzi (portato dall'Italia).
















La stanza dove i volontari tengono ciò che ricevono in dono, abbigliamento, diviso per tipo ed età, materiale di cancelleria etc..
Nell’andare verso Somone, la nostra destinazione di oggi, passiamo per Saly, località balneare con moltissimi resort, che mi ha dato l'impressione di essere un po’ la Rimini del Senegal. Arrivati a Somone abbiamo purtroppo qualche problema con le stanze, non ci hanno riservato tutte le stanze richieste, ma dopo un po’ salta fuori la stanza che manca. L’hotel è direttamente sulla spiaggia, ed è qui che ci “buttiamo” non appena portati i bagagli in stanza. Qualcuno fa una passeggiata, e poi tutti insieme a guardare il sole rosso incandescente che si tuffa nell’oceano. Un tramonto splendido con il sole una enorme palla di fuoco che tinge di rosso l'acqua e in essa si riflette.






7° giorno in Senegal




Oggi faremo un piccolo safari nelle Riserva Naturale di Bandia, creata nel 1986, all'interno di una foresta di baobab, il mitico albero, simbolo del paeseLa riserva, che è privata, si gira con una jeep aperta e accompagnati da una guida che ti porta dove si trovano gli animali. La riserva è minimale, se avete visto altre riserve in Africa, ma come assaggio soprattutto per chi non è mai stato in africa è carina. L’ingresso è un po’ caro. Il giro dura in tutto 1 ora e mezza. Comunque è piacevole, si vedono giraffe, struzzi, zebre, facoceri,gazzelle, rinoceronti, manca il leone, ma ci sono i coccodrilli






















Finito il giro, essendo nella zona bar da cui vi è un affaccio sul fiume dove sono i coccodrilli ne approfittiamo per bere qualcosa. Alle 12.00 partiamo direzione Dakar e arriviamo in hotel dopo un'ora e mezza di guida. Prese le stanze, prenotato il ristorante per questa sera, il famosissimo Le calebasse usciamo per fare un giro di Dakar e per andare al mercato delle stoffe e a quello dell’artigianato. Sono entrambi da vedere! E che al mercato delle stoffe, dove vi sono sarti che cuciono i vestiti non ti compri un vestito all'ultima moda senegalese? 



Oggetti venduti al mercato dell'artigianato

Per il giro di Dakar ci affidiamo ad Adama che ci porta a Place place de l'indépendance, poi a vedere il palazzo presidenziale, circondato da magnifici giardini e con guardie in uniforme in stile coloniale, questo palazzo è stato in origine costruito per ospitare il governatore, ma attualmente è la residenza del presidente in carica. Non si può visitare all'interno, ma con la sua struttura risalente al 1907 e le guardie regali è un luogo perfetto per scattare fotografie; quindi percorriamo viale Pasteur, ci ritroviamo in un punto panoramico che affaccia sull’oceano con la vista dell’ile de Gorèe e ci fermiamo a fare delle foto, quindi andiamo a Avenue de la Republique a vedere la Cattedrale di Dakar, Nostra Signora delle Vittoire, e poi andiamo prima al mercato delle stoffe dove, nonostante le proteste di Adama, ancora non ho capito perché non volesse farci scendere visto che non è affatto un luogo pericolo, ci fermiamo per più di 1 ora, ma meno di quanto avremmo voluto, per girare e fare acquisti.  Quindi andiamo al mercato dell’artigianato. Passando vedo dei tessitori lungo la strada, peccato non potersi fermare, stanno tessendo stoffe che dal finestrino del minibus mi sembrano molto belle! Arrivati al mercato dell’artigianato vado subito alla ricerca di statue di legno da comprare e trovo quello che volevo, la contrattazione è feroce, ma riesco a dimezzare il prezzo. Avrò però problemi per portarle in Italia, non possono essere portate in stiva, sono alte, e sono costretta a spedirle in stiva semplicemente impacchettate con il cellophane e legate allo zaino di Raffaella per non pagarle come secondo bagaglio. Arriveranno sane e salve. Se quindi pensate di fare questo acquisto fatevele impacchettare dal venditore. Questa sera Massimo parte, deve essere a Napoli per domani e ha chiesto e ottenuto, pagando un sovrapprezzo un biglietto aereo diverso dal nostro. Un compagno di viaggio che parte prima da sempre tristezza e in più Massimo è un amico e chissà quando ci rivedremo.
















8° giorno in Senegal
E’ arrivato il giorno della partenza. Lasciamo l’hotel alle 10.10, prima di lasciare Dakar, visto che è una piccola deviazione, andiamo a vedere il Monumento al Rinascimento africano: una statua in bronzo alta ben 49 metri. La statua è stata progettata dall’architetto senegalese Pierre Goudiaby Atepa, da un’idea del presidente Wade e costruita da una società della Corea del Nord. La statua si trova su una collina alta circa 100 metri, e i lavori preparativi iniziarono nel 2006 mentre la costruzione della statua era già iniziata da 3 anni. La cerimonia ufficiale di inaugurazione si svolse il 4 aprile 2010, il cinquantesimo anno di vita del Senegal, di fronte a 19 capi di stato e una rappresentanza della Corea del Nord, paese che ha effettivamente realizzato i lavori.
In una classifica stilata dalla CNN, Il Monumento al Rinascimento africano è considerato uno degli 11 monumenti più brutti del mondo, nonostante simboleggi praticamente l’intera Africa. E’ formato da lastre spesse 3 centimetri e riproduce una famiglia che emerge dalla cima di una montagna, con il braccio del bambino che punta verso l’Oceano Atlantico.
Ci sono state critiche anche al Monumento al Rinascimento Africano: alcuni lo hanno definito di stile “stalinista”, mentre altri oppositori hanno criticato il fatto che l’uomo raffigurato dalla statua non ha le fattezze di un uomo africano. Inoltre sono sorti anche problemi religiosi: gli imam locali hanno detto che una statua che mostra figure umane è idolatria, senza contare che le figure maschili e femminili sono rappresentate seminude.
Non abbiamo tempo di salire la scalinata che porta alle statue, ci accontentiamo di vederlo e fare delle foto. Arriviamo in aeroporto e mestamente prendiamo i nostri bagagli, salutiamo Adama che è stato più che un autista, una persona gradevolissima, preparata, eccellente guidatore, ed entriamo in aeroporto per il check in. Il volo è in ritardo di 50 minuti. Ah, se pensate di mangiare in aeroporto preparatevi a un’attesa di più di 1 ora per avere quello che avete ordinato. Noi non abbiamo fatto in tempo ad averlo, quindi nel caso portatevi qualcosa da Dakar.
Arriviamo con ritardo a Lisbona, avremmo perso tutti il volo per l’Italia se non fosse che anche il volo per Roma è in ritardo. Il volo per Milano invece è già partito, e Marilisa è costretta, a spese della Air Tap, a trascorrere la notte a Lisbona. Il volo per Roma, già in ritardo, accumula altro ritardo, quindi arriveremo tardissimo.



Questo racconto di viaggio nasce dal viaggio di gruppo Senegal Breve che ho avuto il piacere di  coordinare per Viaggi Avventure nel Mondo

Il racconto è pubblicato sul semestrale 2/2021 di Avventure nel Mondo.

Per accedere alla scheda viaggio www.avventu.re/1895

Lascio il video fatto con alcune foto scattate durante il viaggio


















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